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Archivio categorie: Arte visiva

Ora Napoleone morirà, io morirò. Ma voi che sopravvivrete saprete che una grande storia qui è avvenuta ed è una storia che durerà per secoli.

Nella splendida cornice dell’Oratorio di Santa Caterina di Cervo (Im) è stato presentato, ieri 03 febbraio 2023, il libro Candore Immortale del critico d’arte Luca Nannipieri, edito da Rizzoli.

Una conferenza interessante e ricca di contenuto nella quale sono emerse la storia del “gigante” per eccellenza del settore museale, il Louvre di Parigi, nonché della figura, protagonista del libro in questione – come attesta il dettaglio di Amore e Psiche nell’immagine di copertina – del celebre Antonio Canova e del suo rapporto con Napoleone Bonaparte.

Canova, importante artista in ambito neoclassico, viene definito il primo monument man della storia, in quanto non è più il “semplice, se pur centrale protagonista del Neoclassicismo, ma è l’uomo che ha cambiato la storia dell’arte da un punto di vista di conservazione e catalogazione”.

Ora a spiccare è di fatto la “sua azione interventista”, per ciò che concerne il recupero di un vero e proprio patrimonio artistico italiano che egli, da buon ispettore delle antichità e delle arti di Roma dal 1802, ha avviato riottenendo tutte quelle opere che, tramite eventi di razzia e di saccheggio attuati dall’immortale Bonaparte, avevano abbandonato l’Italia a partire dal 1796 per raggiungere l’allora palazzo reale napoleonico, oggi conosciuto come Museo del Louvre. 

Monumentale è dunque l’immagine di un uomo che ha cambiato la storia dell’arte, ma si direbbe anche dell’intera umanità. Una definizione davvero superlativa, non solo perché le opere in questione sono bellezze artistiche mondiali – ad esempio i gruppi scultorei di Laooconte e dell’Apollo del Belvedere o la Trasfigurazione di Raffaello – , ma soprattutto perché emerge un aspetto che ad oggi sembrerebbe scontato, ma che non lo era per l’epoca: l’idea di un’arte libera, non più sottoposta a saccheggi, spoliazioni e furti.

Un Canova dunque, recuperatore dei nostri tesori italiani, nonché importante influencer ottocentesco per le sue abilità di “ambasciatore e imballatore” e di “uomo giusto”.

E poi, degni di nota, nella stimolante conferenza, sono i riferimenti alle importanti opere canoviane, tra le quali Amore e Psiche, in entrambe le versioni. A tal proposito interessante è notare la capacità dello scultore neoclassico di andare oltre lo stereotipo e di esprimere una visione della donna differente.

Nella seconda versione di Amore e Psiche infatti, non è l’uomo il protagonista dell’opera, ma lei, Psiche. Giovane donna sulla quale Amore, rappresentato come un semplice e giovane ragazzo, si adagia offrendo in tal modo una versione canoviana chiara e consapevole del ruolo femminile che non è quello di “donna sottomessa”, ma di “donna che sostiene e dà forza”, caratterizzata per naturale propensione di un tale potere, e che con grazia ed eleganza offre se stessa al suo amore. Un elemento non da poco e per altro già presente nell’Antico Egitto e in alcuni miti classici, di certo conosciuti dal Canova, nell’epoca del recupero degli ideali antichi, il Neoclassicismo.

Candore dunque inteso come purezza di un marmo dolce e avvolgente, nel quale però, dalla lettura dell’avvincente romanzo, si nasconde una realtà passionale, fatta di violenza, gelosia e sentimenti; e Immortale perché racchiude l’eccezionale impresa di un semplice uomo nato a Possagno (Tv), che tanto ha fatto per la nostra importante opera di catalogazione artistica.

Sono infatti, come attesta l’appendice del libro di Nannipieri, oltre trecento “le opere che sono state requisite da Napoleone e portate a Parigi, e dopo, grazie ad Antonio Canova, riportate in Italia o nelle collezioni vaticane”.

Stimolante è stata poi, a completamento della presentazione, la lettura da buoni critici d’arte, di tre opere scultoree di Piter Wolf, esposte e descritte da Nannipieri e Pierluigi Luise. Opere contemporanee realizzate in resina che ricordano per certi aspetti l’etrusca Ombra della sera e le statue di Giacometti e dalle quali viene fuori un concetto dell’umano non più prettamente fisico, ma animico.

L’anima è infatti protagonista, così come lo sono le emozioni e tutto ciò che aleggia all’interno dell’involucro che è il corpo, per l’appunto sproporzionato e filiforme, in contrapposizione alle perfette opere di Canova.

Un’ottima iniziativa, organizzata dall’Associazione culturale Number 27, fondata nel settembre 2021 e composta da Marina Cavalleri, presidente, dal critico d’arte e curatore Pierluigi Luise e dal cantautore Simone Alessio in arte Garibaldi.

Evento unico che si ripeterà oggi 04 febbraio 2023 alle 17.30 presso la Biblioteca comunale di Alassio (Sv) e nel quale verranno esposte, a coronamento della presentazione di Nannipieri, le opere di stampo impressionista di Remo Castiglioni.

Maria Pettinato

Rissa in galleria di Umberto Boccioni

Umberto Boccioni è stato uno dei principali artisti ed esponenti del Futurismo assieme al gruppo costituito da Filippo Tommaso Marinetti e Carlo Carrà. Un movimento il loro che ha coinvolto qualsiasi forma artistica e si direbbe lo stile di vita generale nell’Italia del XX secolo.

Uno dei dipinti più famosi di Boccioni è Rissa in galleria, realizzato nel 1910 e attualmente esposto alla Pinacoteca di Brera di Milano.

E come un degno quadro futurista è ricco di tensione.

In primo piano emerge la folla di persone che si accalca di fronte ad una caffetteria milanese situata in Galleria Vittorio Emanuele, per assistere ad una rissa tra due donne. In secondo piano invece protagonista è il paesaggio cittadino fatto di illuminazione artificiale data dai lampioni, capace di offrire all’osservatore uno scorcio storico importante, come quello sulla Belle Epoque.

A completare l’atmosfera di energia ci pensano i colori caldi che rendono il dipinto ancora più suggestivo e ricco di passione, così come è ricco di velocità, movimento e modernità. Tutte caratteristiche tipiche del movimento.

Corbella Riccardo, 1 B Classico

Sky ladder (scala celeste) è un film-documentario realizzato nel 2016 da Kevin Mac Donalds.

Il documentario tratta la storia della costruzione del progetto più importante dell’artista Cai Guo-Qiang: Sky ladder, ripercorrendo i momenti salienti della vita del maestro.. 

Il protagonista è nato l’8 dicembre 1957 in Cina, ma attualmente vive a New York. Negli anni Settanta, Cai, comincia ad esprimere il suo lato artistico tramite opere realizzate con la polvere da sparo abbandonando così i colori ad acqua e ad olio che adoperava prima. 

Una sua celebre mostra è La Nona Onda, chiamata così perché “la nona onda è l’ultima onda dello tsunami, la più pericolosa”.

Un’esposizione quest’ultima presentata come un grande evento pirotecnico, realizzato con polveri colorate biodegradabili. E’ un film degno di nota perché presenta allo spettatore un’arte innovativa e poco diffusa, tramite riprese sofisticate e ben realizzate. 

Si può cogliere la forte passione che Guo-Qiang ha sempre avuto nei confronti dell’arte durante tutto il corso della sua vita, attraverso il racconto di quest’ultima ben inserito all’interno del film.  

Sicuramente è un buon metodo per conoscere l’arte soprattutto in questo periodo storico che ne limita l’osservazione dal vivo.

Aldieri Valentina, Mattioli Eleonora, 1 B Classico

Banksy - Wikipedia

Banksy, artista e writer inglese dall’identità sconosciuta, ha raggiunto fama e notorietà negli ultimi anni come maggior esponente della Street Art grazie a opere di forte denuncia sociale e politica, dimostrando interesse in molteplici campi, da quello artistico a quello musicale raggiungendo quello cinematografico in qualità di regista.

Lo stile artistico di Banksy è finalizzato a trasmettere un messaggio satirico, spesso in contrasto alle convenzioni sociali in quanto, attraverso l’utilizzo della tecnica dello stencil, è riuscito e riesce a valorizzare numerosi edifici, mura o ponti di città di tutte le parti del mondo.

Tra le imprese più significative si ricorda la realizzazione di un murales a Gerusalemme raffigurante una colomba con un giubbotto antiproiettile nell’obiettivo di un mirino di un fucile. Il messaggio è chiaro: ribadire l’importanza di un dialogo pacifico tra le parti in conflitto perenne.

La volontà di Banksy è di rendere fruibile la sua arte alla collettività. Sceglie, dopo un attento e accurato controllo dei sopralluoghi, le superfici pubbliche visibili e difficilmente vende fotografie o riproduzioni dei suoi graffiti ai privati, anche se poi i proprietari degli edifici si affrettano a rimuovere i murales per poi venderli al miglior offerente.

La tecnica utilizzata, quella dello stencil, prevede un’attenta preparazione ma una realizzazione molto veloce, al riparo dalle forze dell’ordine.

Una delle opere più conosciute in tutto il mondo è Girl with balloon, nato come murales a Londra nel 2002 e poi staccato dal muro per essere venduto dal proprietario dell’edificio.

Banksy: the best paintings and the meaning of his art – Auralcrave

L’opera, uno stencil in bianco e nero con un palloncino colorato di rosso acceso, si limita a riprodurre una sagoma bidimensionale dipinta sul muro che coinvolge direttamente il passante, non solo per la qualità di realizzazione, ma anche perché la bambina poggia i suoi piedi a terra e si contrappone verticalmente all’orizzontalità della strada e del marciapiede.

Una riproduzione dell’opera Girl with balloon venne venduta dallo stesso Bansky ad un privato il quale, a sua volta, nel 2018, decise di metterla all’asta presso la famosa casa d’aste Sotheby’s.

Con sorpresa degli spettatori, allorché il banditore aggiudicò il quadro per una cifra di circa un milione e duecentomila dollari, improvvisamente dalla cornice inferiore l’immagine ha cominciato a scendere e a trasformarsi in tante striscioline sottili. 

Banksy ha progettato personalmente un congegno inserito nella cornice per distruggere l’immagine durante la vendita. Il congegno però, interrottosi a metà esecuzione, non ha distrutto interamente l’opera. Ancora non è chiara la presenza dell’artista durante l’asta.

Ciò che è certo è il video postato dall’autore sul sul suo profilo Instagram che mostra l’assemblaggio della cornice e l’inserimento all’interno della stessa di un tagliacarte.

Un video nel quale Banksy si limita a citare una frase di Picasso: «Ogni desiderio di distruzione è anche un desiderio di creazione».

Il misterioso writer britannico attraverso il video ha voluto quindi rimarcare le motivazioni della distruzione dell’opera che avrebbe dovuto essere un nuovo gesto di ribellione contro la commercializzazione dell’arte.

Un atto che in realtà ha creato una nuova opera. Il gesto eclatante ha difatti finito per accrescere il valore dell’opera che è stata ribattezzata Love is in the bin.

The satirical world of contemporary art – from Banksy to broadcasting |  Apollo Magazine

L’opera ci colpisce particolarmente per la genialità dell’autore che, attraverso l’alternanza di creazione e distruzione, rende perpetua la trasmissione del suo messaggio artistico incentrato sulla constatazione che l’amore, di qualsiasi tipo esso sia, non rimane mai sempre costante nella sua intensità, ma si evolve e cresce così come anche le persone maturano e cambiano.

Olivieri Tommaso, Bianchi Giuseppe, Russo Francesco, Vada Gael, 1 B Classico

Vincent van Gogh, notte stellata > Artesplorando

La carriera di Vincent Van Gogh dura poco meno di dieci anni vista la morte avvenuta in età prematura. Pochi anni si direbbe, ma assolutamente florida in quanto realizza oltre novecento opere.

Soffriva di distrubi mentali, condusse una vita sregolata ma con i suoi capolavori ha influenzato profondamente le correnti artistiche dal XX secolo in poi.

Solitario e tormentato, istintivo e sensibile, egoista e violento, ha di fatto utilizzato l’arte come veicolo delle proprie emozioni e visioni.

Attraverso un’anima inquieta e una visione distorta della realtà è riuscito a dipingere prendendo a modello la pittura realista e usando come soggetto gli umili, i lavoratori dei campi, i minatori, le nature morte, i paesaggi e gli autoritratti.

Soggetti che caratterizzano le sue opere insieme alla ricerca dei colori, in particolare del “giallo cromo” che contraddistingue molte delle sue opere  come I girasoli e La casa gialla. Elementi importanti perché capaci di trasmettere a chi guarda queste opere la sua tormentata esistenza.

Definire lo stile di Van Gogh è davvero difficile: alcuni lo definiscono impressionista, altri post-impressionista, altri ancora espressionista. In realtà il suo è uno stile unico proprio perché caratterizzato da un’energia malinconica, misteriosa e a tratti tenebrosa.

Potrebbe essere definita la pittura delle emozioni contrastanti e questo emerge dal fatto che ogni ritratto, così come ogni paesaggio, assumono caratteristiche soggettive.

Una pittura perciò originale come si può notare da Notte stellata, un olio su tela realizzato nel 1889.

È uno dei dipinti più famosi di Van Gogh e rappresenta il vivace paesaggio notturno di un paesino della Provenza, le cui finestre, illuminate da luci artificiali, con un movimento a vortice ottenuto da circolari pennellate – simbolo di inquietudini interiori – , sono collegate alla luce della natura, proveniente dalla luna e dalle stelle.

Ed ecco che da una lettera scritta al fratello emerge la concezione che l’artista aveva della notte: viva e molto più colorata del giorno, caratteristica assolutamente evidente nell’opera.

L’inquietudine è qui proporzionata alla vastità del grande cielo blu: gli spazi sono colpiti dai raggi chiari della luna, rappresentata in modo stilizzato e accesa dal giallo dorato, stessa tonalità che rende protagoniste le stelle in contrasto al blu profondo del cielo.

Esse sembrano infatti piccole boe galleggianti in un mare notturno, trasportate da onde gigantesche nel turbine marino, quello di tutti noi spettatori che, abbagliati dalla notte stellata, viviamo emozioni senza tempo.

Fresia Pietro, 2 A Classico

Attack on Titan (TV Series 2013– ) - IMDb

Attack on Titan è un anime tratto dall’omonimo manga scritto da Hajime Isayama, manga Ka giapponese.

Esso è diviso in quattro stagioni, di cui l’ultima ancora in corso, ed è un genere shōnen, animato dal wit studio.

Dalla prima edizione, risalente al 2012, Attack on Titan ha ottenuto un successo strepitoso e attualmente è uno tra i manga e gli anime più popolari e apprezzati al mondo.

Il protagonista è Eren Jeager, uno dei tanti bambini a cui viene stravolta la vita a causa dello sfondamento, da parte del gigante diverso Il Colossale, di una delle tre cinte di mura che proteggono l’umanità.

La morte dei suoi genitori causata da questo attacco spinge Eren a fuggire assieme ad altri bambini grazie a un soldato, circostanza che permette al protagonista di coronare un grande sogno: arruolarsi nel Corpo di Ricerca.

Quest’ultimo è difatti l’unico a poter uscire dalle due mura rimaste e opporsi al dominio dei giganti. Ma le cose sembrano cambiare a suo sfavore quando i giganti diversi sfondano la loro unica protezione.

Come guardare Attack on Titan online: live streaming le ultime stagioni in  tutto il mondo - I giochi, i film, la tv che ami

Ormai cresciuti, Eren e i suoi compagni saranno in grado di cambiare il destino dell’umanità?

Ciò che appare certo dal racconto sono il mutamento della vicenda, i tradimenti, le lotte, ma anche le perdite, le quali suscitano nel pubblico un coinvolgimento non da poco.

Elemento quest’ultimo importante perché conferma il meritato successo di Isayama nella creazione di personaggi dotati di un proprio carattere.

La personalità di Eren ad esempio viene fuori per l’impulsività e la spensieratezza, ma anche per una psicologia complessa ed intrecciata; differenti sono invece gli amici del protagonista, Armin Arlert, poco abile in combattimento, ma con un’astuzia fuori dal comune, e Mikasa, abile combattente e amica protettiva nei confronti dei suoi cari.

Personaggi di spicco quindi emergono in un lavoro di grande riuscita!

Santomauro Giulia, 1B Classico

Quando si parla di energia le interpretazioni variano fortemente, anche se sono tutti concordi sul fatto che essa sia in primis il motore che guida la nostra interiorità e quella degli altri.

Energia è infatti azione, vigore, dinamismo, forza, e per questo può considerarsi il vortice dinamico della nostra esistenza.

La sua essenza è presente in noi stessi, nel nostro movimento, nella nostra voce, nelle nostre qualità intellettive, ma anche nella bellezza della natura. La vediamo in effetti nella luce del sole, nel movimento della luna, nei cambiamenti climatici, nel dinamismo del mare.

Ma se noi volessimo darle una forma o un colore o se volessimo semplicemente accostarla a uno stato d’animo?

Lo ha fatto – e lo fa – l’arte figurativa che da sempre ha manifestato la grande capacità di presentare all’osservatore, in modo personalizzato, ciò che vive-viveva nella mente dell’artista. In un certo senso la sua energia.

È difatti dimostrato scientificamente come gli impulsi ricevuti dal cervello vengano trasmessi sulla tela dopo essere entrati in simbiosi con l’emozione e l’istinto.

Un connubio perfetto si direbbe perché è da questo che si creano sensazioni ed emozioni di grande impatto quando quella tela la si ha davanti e che spiegherebbe il concetto di catarsi, associato spesso all’arte.

Ma andiamo a vedere alcuni degli artisti e i rispettivi movimenti artistici che hanno incentrato la propria essenza sulla raffigurazione di ciò che per loro poteva definirsi energia.

Il primo è decisamente il Romanticismo, movimento artistico nato tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800, il quale ha impostato, nella sua corrente naturalistica, il sublime come concetto chiave.

L’energia della natura in tutte le sue sfumature è potente e vitale, capace di schiacciare l’uomo, impotente, piccolo, un puntino di fronte alla suprema immensità.

Grande esponente di questo pensiero è William Turner che, mediante un altissimo livello di astrazione e una materia pittorica molto spessa, presenta un piccolo uomo di fronte alla potente energia luminosa nel dipinto del 1843 intitolato Luce e colore. Il mattino dopo il diluvio.

Luce e colore. Il mattino dopo il diluvio (1843)

La luce qui è ambivalente, così come la natura, perché è colei che può distruggere e creare a suo piacimento. È amica e nemica dell’essere umano.

Un uomo che diventa però il protagonista da un punto di vista dinamico, di forza e di movimento quando si parla di un’altra corrente artistica, il Futurismo.

Ad emergere a riguardo è la necessità di esprimere il reale attraverso il concetto di energia dinamica, sinonimo di sintesi e velocità. Elementi che solo l’uomo e la sua innovazione possono esprimere.

Ed ecco che l’energia è rappresentata dalla città fatta di lavoro e meccanizzazione in La città che sale (1910), dipinto realizzato da Umberto Boccioni, uno dei maggiori esponenti della grande avanguardia italiana, la cui data di nascita è convenzionalmente associata al 1909 e quindi alla pubblicazione de Il manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti.

La città che sale (1910)

Un dipinto dai colori caldi quello di Boccioni, sinonimo di passione, di forza, ma anche di vitalità primordiale rappresentata metaforicamente dall’immagine del cavallo, frammentata e replicata quattro volte per esprimere la rapidità del movimento, ma allo stesso tempo il confronto tra civiltà meccanica ed energia iniziale.

L’energia però è anche sentimento, intensità, emozione individuale. E l’arte, nella sua essenza, trasmette anche quella.

Questo è un concetto chiave per comprendere un altro movimento artistico, più attuale, ma a mio avviso più intenso rispetto ad altri: l’Action painting.

Un modo di dipingere l’azione e il sentimento in modo dinamico, automatico, in cui non è più “l’oggetto” il protagonista, ma è finalmente l’atto del dipingere.

È colore che cola attraverso la tecnica del dripping, è scelta cromatica e tutto ciò che ne scaturisce. Travolge, graffia, attacca nella sua forza creando impatto e comunicando impulso.

Ora difatti i protagonisti sono l’espressione, l’inconscio, le pulsazioni dell’artista, e quindi la sua energia interiore. Ecco che l’arte diventa esperienza liberatoria allo stato puro.

Convergence (1952)

L’esponente principale di tale azione è Jackson Pollock, per il quale la tela, come si nota in questo dipinto del 1952 appartenente alla serie intitolata Convergence, è un’arena in cui la sua psicologia, il suo gesto e il suo stato d’animo escono fuori e comunicano forza all’osservatore-spettatore invadendolo letteralmente e offrendogli così un’esperienza unica.

Maria Pettinato

Nandan He, Walking in the Wall, Stop motion animation, Charcoal on Wall, 2019

28 ottobre-14 novembre 2020, MA-EC Gallery In collaborazione con Zing Art Group

Il prossimo 28 ottobre apre alla MA-EC Gallery la mostra Duality. Nothing is as it appears?, esposizione collettiva di artisti internazionali. La mostra si inserisce nel circuito CONTEMPORARY ART MILAN che presenterà periodicamente eventi selezionati di arte contemporanea a Milano.

La mostra sarà visitabile solo su appuntamento, prenotandosi al seguente link www.ma-ec.it.

Mercoledì 28 ottobre dalle 18 alle 20 saranno presenti lo staff ed alcuni artisti della mostra.

In un periodo complesso come quello che stiamo vivendo, dove verità e pseudoverità si sovrappongono, si vuole porre l’attenzione sulla dualità intesa proprio come condizione di compresenza di due principi.

La riflessione nasce dall’idea di non esistenza di assoluto e di unicità ma di gioco dialettico e concettuale in cui tutto sembra avere il suo contrario
e la sua altra parte complementare. Tutto è in costante cambiamento e l’armonia sta nel mantenere in equilibrio la dualità di due elementi opposti, assenze e presenze della nostra perenne trasformazione.

Xiaotong, Silent Dialogue In Front Of The Mirror carving, Drypoint and Chine Colle, 2017

Nelle prestigiose sale di Palazzo Durini, si alternano dipinti, fotografie e installazioni, opere con cui gli artisti offrono una chiave di lettura della dualità, e diverse declinazioni dei temi dell’apparire e dell’eterno paradosso che avvolge l’esistenza.

Tra gli artisti che espongono, meritano attenzione Xiaotong Chen, Nandan He, Jiaoyang Li, Rui Sha.

Jaoyangi, Promise to Enter The Oversized Hat o1, Video Art, 2019

Xiaotong Chen (1996 Pechino, Cina) è una artista di New York che si impegna con vari media d’arte per esplorare la potenza del sé e le espressioni artistiche. È interessata ad esplorare il linguaggio della materialità e dei media. Ibridando la nostalgia per l’estetica orientale con le tecniche artistiche occidentali, il suo lavoro si snoda fluidamente tra arte e artigianato, natura e artefatto, personale e universale. Tra le sue recenti mostre, 2020 Ode to Osedax, LATITUTE Gallery, 174 Roebling St. Brooklyn, New York 11211, We Will Meet Again, New Apostle Gallery, Unity (virtual gallery, CritiART), Art of the Book Pratt Institute Library, Brooklyn, NY 11205.

Jaoyangi, Promise to Enter The Oversized Hat o2, Video Art, 2019

Nandan He (Guangdong, Cina 1991) è una artista multimediale il cui lavoro oscilla principalmente tra scultura interattiva, mix media, video/animazione, installazione.
Le opere di Nandan sono frammenti di un viaggio di recupero verso il suo strano fantasma e la sua nichilista appartenenza. La sua generazione è cresciuta in una percezione tale che la realtà è la cosa più surreale. Quando tutto accelera, fluttua in una struttura sociale emarginata e cerca di capire l’equilibrio tra lei e il mondo.  Crea spazi intimi che esplorano la crudezza di un sé contemporaneo e rivela un ordine irrazionale di un paese delle meraviglie iper normalizzato.

Jaoyang Li è laureata alla Goldsmiths, University of London-BA English Literature and Creative Writing, e poi ha frequentato la New York University MFA Creative Writing-Poetry (2017-2019). Tra le sue mostre e performance, citiamo Video-performance in VR online Installation Selected by Bond International Virtual Live Performance Festival 2020Fish Skin City, mostra alla Greenpoint GalleryThe Young Who disappear into birch, Video-poema del Tenderness Project, finanziato da Ross Gay e Shayla Lawson. Il video “I Promise to Enter The Oversized Hat” è stato girato nell’agosto del 2020, al culmine della pandemia: un amico gay stava per tornare in Cina, e il futuro sospeso era sfocato come il suo genere. In ogni caso, decise di indossare una veste di piuma per l’ultimo ballo a Manhattan.  Nel mondo reale, le persone vivono come fantasmi. Che si tratti del corpo, della memoria, dell’identità politica o del genere, tutto può essere lasciato ovunque.

Rui Sha è una artista interdisciplinare che lavora principalmente nei campi della scultura e dei nuovi media. È cresciuta a Pechino e ha lavorato come designer, poi si è trasferita a Chicago, dove si è laureata presso l’Art Institute di Chicago. Utilizza materiali vari di uso quotidiano che diventano espressione della sua sfera emozionale. Le sue opere sono da guardare, ascoltare, percepire e coinvolgono lo spettatore. Il suo lavoro è stato esposto in luoghi come Roman Susan (Chicago, IL), Krasl Art Center (St. Joseph, MI), CICA Museum (Gimpo, Corea del Sud).

Artisti in mostra:

  • Gui Bin
  • Hai Chen
  • Xiaotong Chen
  • Maria Silvia Da Re
  • Daniela Da Riva
  • Hairuo Ding
  • Nordan He
  • Jiaoyang Li
  • Yan Li
  • Fangsuo Lin
  • Yuxin Liu
  • Oriella Montin
  • Cristina Navarro
  • Wenting Ou
  • Zhiwei Pan
  • Valeria Eva Rossi
  • Rui Sha
  • Zhangliang Shuai
  • Franco Tarantino
  • Tomas
  • Sine Zheng

Coordinate mostra:
Titolo: Duality. Nothing is as it appears?
Sede: MA-EC Gallery Palazzo Durini, Via Santa Maria Valle, 2 Milano 20123

Ingresso solo su prenotazione al seguente link www.ma-ec.it
Date: Dal 28 ottobre al 14 novembre 2020
Info: info.milanart@gmail.com; staff@ma-ec.it

La donna è da sempre un modello raffigurato nell’arte, da quella pittorica a quella scultorea, per arrivare a quella architettonica dimostrando così come la sua fisicità sia stata un motivo di studio artistico e con questo un mezzo per documentare la visione che nella società si aveva della donna.

È interessante notare come documenti artistici di vario genere abbiano contribuito non poco alla spiegazione dei cambiamenti di mode, di modi di pensare e di vedere del mondo fin dalla comparsa dell’uomo.

Partendo dal presupposto fondamentale che la donna sia ben altro che un semplice corpo, ho selezionato alcune opere che consentono di comprendere l’evoluzione (o degenerazione?) del canone fisico femminile nel corso della storia.

La Venere di Laussel appartiene al cosiddetto ciclo di Veneri preistoriche che collochiamo nel Paleolitico superiore. Trovata vicino a diverse rocce incise da soggetti abbinati al concetto di procreazione, la Venere di Laussel, dal nome del luogo di ritrovamento, altro non è che la raffigurazione della fertilità.

Venere di Laussel, 12.000 a.C.

Dal bassorilievo alto circa 43 cm traspare una donna con fianchi adiposi, attributi femminili accentuati e un corno sulla mano destra, simbolo anch’esso di feracità.

Ad emergere è dunque una donna formosa e abbondante, a dimostrazione del fatto che durante l’età primitiva il canone di perfezione femminile era la rotondità.

Uno dei più grandi capolavori esistenti secondo gli storici dell’arte è ovviamente l’Afrodite di Cnidia, opera di Prassitele andata purtroppo perduta, ma di cui rimane una copia romana fedele all’originale.

Chiamata Cnidia dagli abitanti di Cnido (Asia Minore), compratori dell’opera, dei quali si narra siano rimasti talmente abbagliati dalla bellezza e dalla sontuosità dell’opera classica da essersene innamorati, presenta due importanti novità.

Afrodite di Cnidia, Prassitele, 360 a.C.

La prima riguarda la nudità del soggetto femminile, che fino a quel momento era considerato un tabù per i greci, a differenza che per i soggetti maschili il cui corpo idealizzato era degno di essere mostrato.

Una novità ovviamente non da poco quindi e ancor più scandalosa perché non si parlava di una donna qualsiasi, ma di una dea.

La seconda novità riguarda il gesto che una dea non avrebbe mai fatto: asciugarsi con un panno dopo il bagno.

Un atteggiamento quotidiano, tipicamente umano, così com’è la figura in sé dalle cui forme morbide e dolci traspare una seduzione completamente naturale, tenera e lucente.

Prive di forme, caratterizzate da ripetitività e bidimensionalità sono le Vergini della decorazione musiva della Basilica di Saint’Apollinaire Nuovo (Ravenna).

Vergini, Basilica di Saint’Apollinaire Nuovo, 526 d.C.

Sono donne immobili, prive di volume, completamente coperte. Caratteristiche queste tipicamente bizantine, ma allo stesso tempo capaci di comunicare il ruolo secondario della donna, “schiacciata” dall’uomo medioevale. Una donna che non doveva emergere perché questo avrebbe significato indurre l’uomo al peccato.

Uno dei capolavori indiscussi del Rinascimento, La Nascita di Venere di Sandro Botticelli, rappresenta una donna slanciata e aggraziata, la cui nudità non è più sinonimo di fertilità, così come non è più il simbolo del peccato, ma è naturalmente bellezza spirituale.

La Nascita di Venere, Sandro Botticelli, 1485

Lei, Afrodite, i cui tratti del volto sembrerebbero essere quelli della nobile Simonetta Vespucci, nasce portando con sé purezza, semplicità e nobiltà d’animo.

E ancora una volta la bellezza della donna è rappresentata dalla morbidezza delle forme.

Evidente è la fastosità barocca nelle Tre Grazie, opera realizzata dal pittore fiammingo Pieter Paul Rubens, il quale rappresentando la danza delle tre divinità della grazia e della gioia di vivere, ci offre l’immagine della perfezione femminile seicentesca: fianchi e cosce con adiposità e forme morbide.

Tre Grazie, Pieter Paul Rubens, 1638

Nel secondo Ottocento la bellezza femminile non è nuda, ma vestita ed è questo che la mostra in tutta la sua sensualità ed eleganza. A renderne l’idea è la Parigina di Édouard Manet, ritratto dell’attrice francese Ellen André.

Parigina, Édouard Manet, 1881

È una donna moderna, uno status symbol irraggiungibile, la donna che tutte vorrebbero essere, il cui abito diventa il protagonista e l’oggetto della sua voluttuosità.

Seducenti e dall’aspetto classicheggiante sono le donne ritratte dal pittore preraffaellita/neoclassico John William Godward.

Donna con drappo giallo, John William Godward, 1901

Una di queste è la Donna con drappo giallo, la quale comunica nella posa ammaliante, nella vivacità coloristica e nella trasparenza della veste dalla quale si intravedono i seni e le forme femminili una forte componente erotica.

Rappresentazione della cosiddetta femme fatale novecentesca è l’austriaca Adele Bauer ritratta durante il suo periodo d’oro dal pittore Gustav Klimt, meglio conosciuta con il titolo Donna in oro, viste le origini ebraiche della donna e l’occupazione nazista dell’Austria.

Adele Bauer (Donna in oro), Gustav Klimt, 1907

La bocca è rossa, la carnagione è molto chiara, le guance sono rosee e le mani sono intrecciate nervosamente tra loro, caratteristiche queste ultime che richiamano quello che era la donna dell’epoca.

Unici elementi tridimensionali in un dipinto quasi completamente bidimensionale e dal forte richiamo bizantino come si nota dall’oro e dalle forme che richiamano fortemente le tessere musive.

Ed ecco che la formosità e la morbidezza del corpo femminile che ci hanno accompagnato fino a questo momento cominciano a lasciare spazio ad un fisico scheletrico e ad un volto da bambina negli anni Sessanta.

Un periodo nuovo è infatti alle porte, la donna delle nuove generazioni è diversa, o meglio si sente diversa dalle proprie madri. È emancipata, porta la minigonna e vuole emergere.

Twiggy, anni Sessanta

Lo dimostra Twiggy, il “ramoscello” dal quale traspare una magrezza fino a quel momento considerata malata. Un fisico che da lì a poco si sarebbe trasformato nel canone fisico da inseguire perché a dire che doveva essere così ci pensavano le riviste di moda.

Un criterio che ci ha accompagnate in periodi più o meno lunghi, magari intervallati da momenti in cui la forma del corpo femminile “arretrava” un po’ verso la formosità delle origini, ma che bene o male è rimasto ben impresso nella mente di giovani donne che spesso, talmente offuscate da immagini a dir poco pubblicizzate, cadono vittime di malattie alimentari e nell’annullamento della propria individualità.

Maria Pettinato

MA-EC Gallery è lieta di annunciare la nascita di WEPRESENTART, piattaforma virtuale per la promozione dell’arte. Grazie ad una interfaccia elegante ed intuitiva, la nuova piattaforma si configura come un valido strumento per tutti coloro che operano in campo artistico ed è una ampia finestra sul mondo contemporaneo anche per tutti gli appassionati d’arte, desiderosi di rimanere sempre aggiornati sulle nuove tendenze del mercato.

La pluriennale esperienza della galleria MA-EC – che nei suoi progetti si avvale della consulenza di influenti personalità del mondo dell’arte, della cultura, dell’economia, e della collaborazione con importanti istituzioni pubbliche e private – fa della piattaforma WEPRESENTART un sicuro riferimento per la creazione di sinergie ed opportunità di lavoro a livello internazionale.

Sul sito verranno periodicamente presentate mostre virtuali. Inoltre gli artisti potranno chiedere consulenze anche per la realizzazione di progetti culturali in galleria o in altre sedi pubbliche e private.

WEPRESENTART propone anche servizi fotografici, video, video VR/AR e attività di promozione e ufficio stampa sui canali tradizionali e social. Grazie a strategie mirate e alla collaborazione con professionisti, siamo in grado di definire le migliori linee guida per ciascun progetto e per il raggiungimento dei vostri obiettivi.

WEPRESENTART desidera dare voce ai diversi linguaggi dell’arte e supporto agli operatori del settore, in un’ottica di promozione e valorizzazione.

Il sito www.wepresentart.com è online dal 1 luglio 2020.

Per informazioni staff@wepresentart.com