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Rissa in galleria di Umberto Boccioni

Umberto Boccioni è stato uno dei principali artisti ed esponenti del Futurismo assieme al gruppo costituito da Filippo Tommaso Marinetti e Carlo Carrà. Un movimento il loro che ha coinvolto qualsiasi forma artistica e si direbbe lo stile di vita generale nell’Italia del XX secolo.

Uno dei dipinti più famosi di Boccioni è Rissa in galleria, realizzato nel 1910 e attualmente esposto alla Pinacoteca di Brera di Milano.

E come un degno quadro futurista è ricco di tensione.

In primo piano emerge la folla di persone che si accalca di fronte ad una caffetteria milanese situata in Galleria Vittorio Emanuele, per assistere ad una rissa tra due donne. In secondo piano invece protagonista è il paesaggio cittadino fatto di illuminazione artificiale data dai lampioni, capace di offrire all’osservatore uno scorcio storico importante, come quello sulla Belle Epoque.

A completare l’atmosfera di energia ci pensano i colori caldi che rendono il dipinto ancora più suggestivo e ricco di passione, così come è ricco di velocità, movimento e modernità. Tutte caratteristiche tipiche del movimento.

Corbella Riccardo, 1 B Classico

Phoebe Waller-Bridge Stars in Harry Styles' New “Treat People With Kindness”  Video: Watch | Pitchfork

Il testo della canzone Treat people with kindness (Tratta le persone con gentilezza), è un invito a comportarsi con gli altri in maniera gentile e ad accettarsi per come si è.

Harry Styles, autore della canzone, negli ultimi anni si è impegnato a portare avanti una lunga battaglia contro fenomeni come la mascolinità tossica, indossando abiti femminili, dimostrando di sentirsi bene e a suo agio con quest’ultimi.

Ogni giorno cerca di dimostrare come il modo di vestirci non determina la persona che si è e che si può essere uomini anche avendo uno stile più vicino al femminile. I fan sono rimasti molto colpiti dal video di Treat People With Kindness, soprattutto per il significato che ha e per il messaggio che vuole trasmettere. Nella clip, infatti, vengono ribaltati gli stereotipi di genere.

Un esempio? È Phoebe Waller-Bridge, famosa attrice britannica a tenere Harry durante il casquè, cosa molto insolita nella danza, dato che solitamente è l’uomo a sorreggere la donna. Approfondiamo però più attentamente questa cosa: nel video musicale della canzone, al minuto 2.16, Harry balla insieme a Phoebe, e poco prima di iniziare a ballare
entrambi si tolgono tutto ciò che li rende diversi, come ad esempio papillon e giacche.

Harry e Phoebe successivamente ballano in coppia, ma tutti e due fanno gli stessi movimenti, seguono la stessa coreografia, senza nessuna distinzione uomo-donna.

Con tutto questo Harry tiene a trasmettere un messaggio molto importante: i due che ballano sono la stessa persona, la parte femminile e quella maschile del cantante. Inoltre entrambi indossando pantaloni, camicia e maglioncino, ovvero abiti considerati maschili, ma sono presenti sui vestiti degli strass, che rendono il tutto anche più femminile.

Come abbiamo già detto, l’importantissimo messaggio che Harry tiene a trasmettere è stato molto apprezzato dalle fan, le quali associano al gesto una sensazione di felicità e di libertà indescrivibile.

Ovviamente la canzone ha anche un suo ritmo e un suo testo, a mio parere molto belli, ma più importante di tutti, è il sentimento di accettazione di noi stessi, di amore per quello che siamo e non di frustrazione per quel che non abbiamo.

La danza con la sua parte femminile, il sentirsi in pace con se stessi esprimono gli aspetti più armoniosi e gioiosi!

Per quanto riguarda invece la parte musicale, penso sia abbastanza evidente quanto Treat people with kindness sia
una canzone caratterizzata da una melodia molto allegra e ritmata, con un sottofondo strumentale e vocale che non passano inosservati.

Come possiamo intuire dal titolo, la canzone è un invito a trattare le persone con gentilezza, questa non è per Harry solo la frase con cui ha deciso di intitolare la canzone, ma proprio un suo motto, un invito che tiene a comunicare frequentemente anche sui social.

Marzorati Maria Chiara, Giacomelli Alessia, 1 B Classico

Sky ladder (scala celeste) è un film-documentario realizzato nel 2016 da Kevin Mac Donalds.

Il documentario tratta la storia della costruzione del progetto più importante dell’artista Cai Guo-Qiang: Sky ladder, ripercorrendo i momenti salienti della vita del maestro.. 

Il protagonista è nato l’8 dicembre 1957 in Cina, ma attualmente vive a New York. Negli anni Settanta, Cai, comincia ad esprimere il suo lato artistico tramite opere realizzate con la polvere da sparo abbandonando così i colori ad acqua e ad olio che adoperava prima. 

Una sua celebre mostra è La Nona Onda, chiamata così perché “la nona onda è l’ultima onda dello tsunami, la più pericolosa”.

Un’esposizione quest’ultima presentata come un grande evento pirotecnico, realizzato con polveri colorate biodegradabili. E’ un film degno di nota perché presenta allo spettatore un’arte innovativa e poco diffusa, tramite riprese sofisticate e ben realizzate. 

Si può cogliere la forte passione che Guo-Qiang ha sempre avuto nei confronti dell’arte durante tutto il corso della sua vita, attraverso il racconto di quest’ultima ben inserito all’interno del film.  

Sicuramente è un buon metodo per conoscere l’arte soprattutto in questo periodo storico che ne limita l’osservazione dal vivo.

Aldieri Valentina, Mattioli Eleonora, 1 B Classico

La Parola è Vibrazione. È Anima in movimento.

Ha una grande personalità e a seconda di chi la pronuncia, dal tono, dall’espressione crea un risultato diverso, provocando reazioni, sensazioni, sentimenti totalmente opposti.

Fin da piccoli, per prendere confidenza con Lei, ci siamo inventati mille giochi: all’asilo, a scuola, in macchina con i nostri genitori.

E quante volte a causa delle parole abbiamo pianto…

Prima di essere pronunciata Lei ha bisogno di essere analizzata, capita, altrimenti può tradirci.

È uno strumento importante e ha in dotazione il libretto delle istruzioni.

Esso deve essere letto attentamente per potere usare la Parola correttamente. Il libretto viene scritto con cura, da noi, quotidianamente, grazie alle nostre esperienze.

Man mano che passa il tempo ci troviamo con un grande dizionario ricco di significati importanti. Un dizionario che arricchisce la nostra vita e, se usato bene, può arricchire anche la vita degli altri.

Le parole che lo compongono sono scelte con cura, perché ci servono per comprendere e far comprendere. Per nutrire, fortificare, addolcire, alleggerire.

Anche tutto ciò che ci circonda è ricco di parole e significati.

Qualsiasi cosa cada sotto il nostro sguardo ci parla e ci apre ad una grande comunicazione. E proprio come per la parola verbale, per ognuno di noi l’interpretazione sarà diversa…

Nadia Forte

Banksy - Wikipedia

Banksy, artista e writer inglese dall’identità sconosciuta, ha raggiunto fama e notorietà negli ultimi anni come maggior esponente della Street Art grazie a opere di forte denuncia sociale e politica, dimostrando interesse in molteplici campi, da quello artistico a quello musicale raggiungendo quello cinematografico in qualità di regista.

Lo stile artistico di Banksy è finalizzato a trasmettere un messaggio satirico, spesso in contrasto alle convenzioni sociali in quanto, attraverso l’utilizzo della tecnica dello stencil, è riuscito e riesce a valorizzare numerosi edifici, mura o ponti di città di tutte le parti del mondo.

Tra le imprese più significative si ricorda la realizzazione di un murales a Gerusalemme raffigurante una colomba con un giubbotto antiproiettile nell’obiettivo di un mirino di un fucile. Il messaggio è chiaro: ribadire l’importanza di un dialogo pacifico tra le parti in conflitto perenne.

La volontà di Banksy è di rendere fruibile la sua arte alla collettività. Sceglie, dopo un attento e accurato controllo dei sopralluoghi, le superfici pubbliche visibili e difficilmente vende fotografie o riproduzioni dei suoi graffiti ai privati, anche se poi i proprietari degli edifici si affrettano a rimuovere i murales per poi venderli al miglior offerente.

La tecnica utilizzata, quella dello stencil, prevede un’attenta preparazione ma una realizzazione molto veloce, al riparo dalle forze dell’ordine.

Una delle opere più conosciute in tutto il mondo è Girl with balloon, nato come murales a Londra nel 2002 e poi staccato dal muro per essere venduto dal proprietario dell’edificio.

Banksy: the best paintings and the meaning of his art – Auralcrave

L’opera, uno stencil in bianco e nero con un palloncino colorato di rosso acceso, si limita a riprodurre una sagoma bidimensionale dipinta sul muro che coinvolge direttamente il passante, non solo per la qualità di realizzazione, ma anche perché la bambina poggia i suoi piedi a terra e si contrappone verticalmente all’orizzontalità della strada e del marciapiede.

Una riproduzione dell’opera Girl with balloon venne venduta dallo stesso Bansky ad un privato il quale, a sua volta, nel 2018, decise di metterla all’asta presso la famosa casa d’aste Sotheby’s.

Con sorpresa degli spettatori, allorché il banditore aggiudicò il quadro per una cifra di circa un milione e duecentomila dollari, improvvisamente dalla cornice inferiore l’immagine ha cominciato a scendere e a trasformarsi in tante striscioline sottili. 

Banksy ha progettato personalmente un congegno inserito nella cornice per distruggere l’immagine durante la vendita. Il congegno però, interrottosi a metà esecuzione, non ha distrutto interamente l’opera. Ancora non è chiara la presenza dell’artista durante l’asta.

Ciò che è certo è il video postato dall’autore sul sul suo profilo Instagram che mostra l’assemblaggio della cornice e l’inserimento all’interno della stessa di un tagliacarte.

Un video nel quale Banksy si limita a citare una frase di Picasso: «Ogni desiderio di distruzione è anche un desiderio di creazione».

Il misterioso writer britannico attraverso il video ha voluto quindi rimarcare le motivazioni della distruzione dell’opera che avrebbe dovuto essere un nuovo gesto di ribellione contro la commercializzazione dell’arte.

Un atto che in realtà ha creato una nuova opera. Il gesto eclatante ha difatti finito per accrescere il valore dell’opera che è stata ribattezzata Love is in the bin.

The satirical world of contemporary art – from Banksy to broadcasting |  Apollo Magazine

L’opera ci colpisce particolarmente per la genialità dell’autore che, attraverso l’alternanza di creazione e distruzione, rende perpetua la trasmissione del suo messaggio artistico incentrato sulla constatazione che l’amore, di qualsiasi tipo esso sia, non rimane mai sempre costante nella sua intensità, ma si evolve e cresce così come anche le persone maturano e cambiano.

Olivieri Tommaso, Bianchi Giuseppe, Russo Francesco, Vada Gael, 1 B Classico

Paterson - Film (2016) - MYmovies.it

Paterson è il dodicesimo lungometraggio diretto nel 2016 dal noto cineasta indipendente Jim Jarmusch.

Il film offre allo spettatore la rappresentazione di una settimana nella vita di Paterson (Adam Driver), un conducente di pullman che si diletta a scrivere poesie e vive in New Jersey, assieme alla moglie Laura e al cane Marvin.

Come è noto a chi conosce il suo stile, Jarmusch privilegia la rappresentazione di individui ai margini della società, alienati da una routine perennemente uguale a se stessa. In questo, Paterson si rivela esemplare.

Il lungometraggio mette in scena una quotidianità monotona, volutamente piatta, e la regia stessa sottolinea gli aspetti che rendono le giornate uguali tra loro. Da questo punto di vista, il film rifugge esplicitamente i concetti cardine della sceneggiatura: in Paterson non ci sono antagonisti, non c’è un obiettivo definito; c’è solo un protagonista che vive la sua normalità.

È lecito affermare, in effetti, che per quasi tutto il film, ad eccezione del finale, non succeda nulla che scuota la narrazione.

Agli occhi dello spettatore, l’unica nota stonata che turba l’equilibrio di Paterson è la moglie Laura (Golshifteh Farahani). Con lo scorrere dei minuti del film, la figura femminile appare lievemente enigmatica agli occhi di chi guarda.

Il personaggio sembra scritto appositamente per risultare fastidioso: pare non apprezzare gli sforzi del marito, che invece la idolatra, e tende a dimostrarsi superficiale se non addirittura lievemente egoista. La stessa resa visiva sembra corroborare questa sensazione: gli onnipresenti motivi in bianco e nero che accompagnano Laura, i suoi vestiti e gli ambienti in cui si muove, se ad una prima occhiata paiono curiosi non tardano però a risultare ridondanti, quasi stucchevoli.

Essa troverà comunque modo di redimersi sul finale del film, a seguito del trauma che scuote il quotidiano del protagonista. La donna, di fronte all’inconveniente, apparirà tutto d’un colpo fragile, tenera e premurosa, permettendo allo spettatore di trovare una giustificazione alla visione che il marito ha di lei.

La critica ha elogiato il film, arrivando a definirlo “un mite e sorprendente lavoro anti-drammatico per i fan del cinema indipendente” (Todd McCarthy, The Hollywood Reporter).

Il progetto è stato a lungo presente nei meandri della mente di Jarmusch, regista e sceneggiatore, che definì le prime bozze della trama addirittura vent’anni fa. Per realizzarlo al meglio, ha deciso di affiancarsi al suo poeta contemporaneo preferito, Ron Padgett.

Quest’ultimo ha composto tutte le liriche che nel film sono attribuite al protagonista. Lo stesso Jarmusch ha però voluto dare il suo apporto alla componente poetica, scrivendo i versi che nel film risultano pensati da una precocissima bambina che Paterson incontra per caso.

In Paterson, il regista gioca anche con la tendenza cinematografica per cui ad un elemento narrativo vengono conferite sfumature di significato simboliche. Esemplare in questo senso risulta il leitmotiv dei gemelli: da quando Laura dice di aver sognato di partorirli, il marito inizia a vederne ovunque.

Questo elemento narrativo è stato inserito direttamente in fase di riprese, quando il regista ha notato che gli attori più piccoli venivano sostituiti, come spesso accade, da fratelli identici. A detta dello stesso Jarmusch, tuttavia, questo topos è privo di significato ulteriore (“anti-significant”).

Lo spettatore potrebbe interrogarsi su eventuali implicazioni narrative (un parto di Laura, altri eventi degni di nota), senza rendersi conto che si tratta di un elemento volutamente privo di significato, che rende il film nella sua totalità ancor più straniante.

Dopo le sue collaborazioni con Baumbach, Spielberg, e i fratelli Coen, l’ormai affermato Driver sin dagli albori della produzione non ha nascosto l’entusiasmo che provava nel lavorare con un caposaldo del cinema contemporaneo quale è Jim Jarmusch.

I più ironici credono che la scelta del protagonista fosse scritta nel destino, data la curiosa coincidenza tra il cognome dell’attore (Driver, in inglese autista) e la natura del ruolo, un conducente di bus. Ma pare addirittura che, per rendersi il candidato più idoneo al ruolo del protagonista, Driver abbia autonomamente deciso di prendere la patente per la guida di autobus, prima che gli fosse richiesto esplicitamente.

In questo modo, l’attore sperava di automatizzare l’aspetto pratico del suo ruolo per potersi concentrare sull’interpretazione al momento delle riprese. Non meno importante, Driver aveva giustamente immaginato che riuscire a guidare realmente gli ingombranti mezzi avrebbe consentito al regista la possibilità di ricorrere a più inquadrature, potendo lavorare con più libertà.

L’acclamato attore interpreta magistralmente il ruolo che gli è affidato. Il suo personaggio risulta a tratti annoiato, teneramente ingenuo.

La componente di fragile semplicità che Driver riesce a incanalare in Paterson lo rende incredibilmente realistico, quasi commovente nella sua purezza. Ciò che colpisce del protagonista è il suo modo di fare, sempre pacato e riflessivo, mai esuberante o eccessivo. Anche nel momento di peggior crisi, di maggior sconforto, non si lascia accecare dall’ira o da manifestazioni plateali di disperazione.

Silenzioso, Paterson cade in un pacato sconforto, comunque carico di intensità e malessere. Tutto ciò che riesce a dire a proposito delle sue poesie, forse perdute per sempre, è un elegante ma disilluso «they where only words written on water», forse citando il celebre epitaffio del poeta inglese John Keats (“Here lies One whose Name was writ in Water”).

La performance di Driver, particolarmente apprezzata, gli ha permesso negli anni successivi di collaborare con altri mostri sacri del cinema contemporaneo tra cui Scorsese (Silence, 2016), Soderbergh (La truffa dei Logan, 2017) e Lee (BlaKkKansman, 2018), fino ad arrivare alla nomination all’Oscar per miglior attore (non protagonista nel 2019 per il film di Spike Lee e protagonista nel 2020 per Storia di un matrimonio di Baumbach).

La narrazione di Paterson si sviluppa dunque attorno a un quotidiano semplice e ciclico, ad una circolarità monotona.

Per questa ragione, un evento perturbatore come quello del finale, che normalmente non sarebbe abbastanza forte da stravolgere l’andamento della storia, assume in questo caso connotazioni drammatiche e riverberi disastrosi.

Gli ultimi minuti del film, però, aprono ad un messaggio di speranza, illustrando come talvolta sia necessario fare un passo indietro per trovare nuove fonti di ispirazione. In questa chiusura molti critici hanno visto una forte dichiarazione da parte dello stesso Jarmusch, che dopo anni di esperienza continua a sorprendere il suo pubblico innovandosi ma rimanendo fedele alla sua concezione artistica.

In effetti, solo una mente creativa così solida ma al contempo propositiva poteva offrire al pubblico un’opera come Paterson, che sfidando qualsiasi convenzione narrativa riesce comunque a colpire dritto nell’animo dello spettatore.

Eleonora Noto

Da vent'anni dentro Matrix | Doppiozero

Ma se ciò che noi pensiamo realtà

fosse pura immaginazione?

Matrix è una trilogia di film di genere fantascientifico-avventura, scritta e diretta dalle sorelle Lana e Lilly Wachowski nel 1999 e prodotta dalla Warner Bros.

Protagonista è Thomas Anderson/Neo (Keanu Reeves), programmatore della Metacortex di giorno, e di notte è un pericoloso hacker. A causa dei suoi illeciti è tenuto sotto osservazione dall’agente Smith (Hugo Weaving), fino a quando non incontra un’altra hackerTrinity (Carrie-Anne Moss) che gli propone di seguirlo per conoscere il suo capo Morpheus (Laurence Fishburne), il quale gli spiegherà tutto riguardo ad una realtà chiamata Matrix.

Neo accetta incuriosito ed ecco che Morpheus lo pone di fronte ad una scelta: continuare a vivere la vita come l’ha conosciuta fino a quel momento optando per una pillola blu o essere trasportato in un’altra realtà, Matrix, optando per la pillola rossa. Neo decide di rischiare e si risveglia in una realtà totalmente diversa, un mondo post-apocalittico del XXIII secolo dove sono le macchine ad avere il controllo su tutto.

Morpheus, Trinity e i loro compagni fanno parte di una resistenza di ribelli che combattono le macchine. Di fatto Morpheus crede di aver finalmente trovato in Neo “l’Eletto”, cioè colui che secondo la profezia dell’Oracolo sarà in grado di codificare Matrix e di distruggerla, liberando così tutti gli esseri umani.

Neo dovrà così avventurarsi in questa nuova e difficile realtà, cercando di trovare la sua strada e la sua missione, misurandosi con i suoi limiti e i suoi dubbi, provando di chi e di che cosa può veramente fidarsi.

A colpire per i tratti caratteriali e psicologici sono decisamente Neo e Morpheus.

Il primo infatti emerge per una spiccata intelligenza, ma anche per le sue doti altruistiche; il secondo è fondamentale nello svolgimento della trama in quanto è colui che conosce perfettamente il modo di Matrix e che quindi offre a Neo la possibilità di liberarlo.

Il film è coinvolgente a livello psicologico e non solo, infatti la visione pone interrogativi esistenziali… Fa pensare alla vera esistenza di Matrix, intesa come mondo parallelo.

Le inquadrature, ricche di azione, riescono a comunicare questo aspetto, accompagnando una sceneggiatura che colpisce l’osservatore perché ricca di suggestioni psicologiche.

Narni Letizia, Acquarone Martina, 1 A Classico

Poster, Quadro Star Wars - Classic su EuroPosters.it

George Walton Lucas Jr., regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e montatore, può definirsi il il creatore del cinema moderno. A emergere in tal senso è il suo più grande capolavoro cinematografico, oltre a Indiana Jones: Guerre stellari o Star Wars, saga trionfale, conosciuto dalle generazioni di tutto il mondo, anche semplicemente per sentito dire.

La Saga è suddivisa in tre film collegati tra loro: Una nuova speranza (1977), L’Impero colpisce ancora (1980) e Il ritorno dello Jedi (1983).

Interessante è il fatto che inizialmente solo 42 sale cinematografiche in tutti gli Stati Uniti accettarono di proiettare il primo episodio, Una nuova speranza, perché la pellicola era ritenuta dalla Fox a rischio di flop. Ovviamente le sale salirono a ben 1750 di lì a poco.

Lucas, desideroso di offrire al pubblico emozioni mai provate prima, è riuscito a colpirlo attraverso effetti speciali a dir poco rivoluzionari per il mondo del cinema, grazie all’utilizzo di un innovativo sistema di ripresa a computer grafica.

A rendere il tutto ancor più suggestivo sono gli effetti sonori curati da molti specialisti dell’epoca. Uno dei suoni più famosi e riconoscibili, quasi un’icona, è quello delle spade laser, che venne realizzato combinando il suono emesso da un vecchio proiettore con quello dell’interferenza di un televisore su un microfono non schermato.

A sorprendere il pubblico fu soprattutto il cambio di frequenza derivato dal movimento dell’arma durante i combattimenti. Tanto che, sebbene negli anni abbia subito diverse modifiche e migliorie, rimane la base del suono delle spade anche nella Trilogia Sequel degli anni 2000.

Il primo film ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui dieci candidature ai Premi Oscar nel 1978, vincendone sette (tra cui miglior montaggio, migliore scenografia, migliori costumi, migliori effetti speciali, miglior colonna sonora e miglior sonoro). Nel 1998, l’American Film Institute ha inserito Star Wars al 1º posto dell’AFI’s Years of Film Scores. Nel 2007, lo stesso organo ha collocato il film al 13º posto nella sua lista dei 100 migliori film statunitensi di tutti i tempi.

Anche la colonna sonora del film, composta da oltre quaranta brani inediti scritti da John Williams ed eseguita dalla London Symphony Orchestra, ha contribuito a rendere famosa è inconfondibile l’opera ricevendo due dischi di platino e due Grammy Award negli Stati Uniti e nel Regno Unito e  cinque oscar nel 1972, 1976, 1978, 1983 e 1994. 

La tecnica per unire i brani tra loro senza stacco è quella del letimotion ovvero mediante un tema ricorrente. La colonna sonora si ispira a opere di grandi compositori classici come Prokofiev e Strauss, per questo alcuni critici hanno etichettato Williams come “poco originale”. Essendo però obiettivo del compositore quello di richiamare brani del passato, Williams considerò le contestazioni come dei veri e propri complimenti!

Ma andiamo a vedere nel dettaglio i tre film, per chi non avesse ancora visto questo capolavoro del cinema!

Una nuova speranza

In una galassia lontana regna un ostile Impero Galattico capitanato dall’Imperatore e dal suo apprendista Sith Darth Vader, ovvero un utilizzatore del Lato Oscuro della Forza armato di spada laser, responsabile della maggior parte delle uccisioni dei Jedi, che sono la controparte buona dei Sith, dall’ascesa dell’Impero. La Forza, utilizzata sia dai Jedi sia dai Sith, è un qualcosa di sovrannaturale che unisce tutte le cose viventi, mantiene unita la galassia e si divide in Lato Oscuro e Lato Chiaro. In contrapposizione al malvagio Impero vi sono i Ribelli, alcuni dei quali, durante una missione, sono venuti in possesso dei piani della Morte Nera, una stazione spaziale in grado di polverizzare un intero pianeta, con i quali avrebbero potuto distruggerla.

Tuttavia, durante la fuga, questi vengono abbordati da Vader. La principessa Leila affida i file all’astrodroide R2D2 insieme ad una richiesta d’aiuto per il superstite Maestro Jedi Obi-Wan Kenobi. R2D2, accompagnato dal droide C3po, scappa con un guscio di salvataggio su Tatooine, dove incontra Luke Skywalker, un giovane orfano che riesce ad ascoltare parte della richiesta d’aiuto rivolta ad Obi-Wan. Pertanto decide di rivolgersi a Kenobi, che, sentita tutta la registrazione, apprende di dover portare R2D2 presso Alderaan, per l’estrazione dei file. Obi-Wan decide di portare il ragazzo con sé per addestrarlo come Jedi e per aiutare la ribellione. Nel frattempo Darth Vader e il Grand Ammiraglio Tarkin decidono di varare l’arma contro il pianeta natale della ribelle, Alderaan, polverizzandolo totalmente. Obi-Wan e Luke giungono al pianeta indicato con l’aiuto di due contrabbandieri, Han Solo e Chewbacca, tuttavia, anziché trovarlo, incappano nella Morte Nera che li cattura. Lì trovano la principessa Leila imprigionata e la salvano, ma nella fuga vengono intercettati da Darth Vader che sconfigge in duello Obi-Wan. Gli altri riescono a scappare e si recano nella base ribelle, dove Luke si unisce alla ribellione, la quale organizza un attacco contro la base imperiale. Obi-Wan compare in voce a Luke e, grazie al suo aiuto, il ragazzo riesce a distruggere la stazione spaziale imperiale. L’Alleanza Ribelle ha salvato moltissimi pianeti annientando questa potentissima arma, ma la guerra contro l’Impero è appena iniziata.

L’Impero colpisce ancora

Darth Vader scova la base dei ribelli, i quali, appena in tempo, riescono a fuggire. Luke, sotto consiglio di Obi-Wan, si reca presso Dagobah per completare l’addestramento Jedi dal Grande Maestro Yoda. Una volta giunto, il ragazzo fa la conoscenza del Maestro, a cui rivela di voler addestrarsi soprattutto per via di suo padre, un potente Jedi risalente alle Guerre dei Cloni. Durante l’addestramento, Yoda rivela a Luke che l’apprendista di Obi-Wan era Darth Vader, un tempo un jedi che poi è ceduto al Lato Oscuro. Più lontano, l’Imperatore e il suo apprendista sono preoccupati perché temono che il giovane Jedi possa vincerli, dato che sono certi si tratti del figlio di un certo Anakin Skywalker. Nel frattempo Leila, Han e Chewbacca si trovano a scappare con il Millennium Falcon presso un pianeta apparentemente sicuro: quello di Lando Calrissian, un contrabbandiere amico di Solo. Tuttavia, lì, è già giunto Darth Vader che cattura i ribelli, congela nella grafite Han e lo consegna a Jabba The Hutt, un vecchio contrabbandiere nemico di Solo, e  attende che Luke vada a salvarli. Come previsto, il giovane percepisce che i suoi amici sono in difficoltà e si dirige verso il pianeta di Bespin, nonostante Yoda e Obi-Wan gliel’avessero sconsigliato temendo che potesse essere sconfitto o che cedesse al Lato Oscuro. Luke, però, parte promettendo di tornare per completare l’addestramento. Il ragazzo giunge su Bespin e duella con Darth Vader, che gli rivela di essere suo padre e tenta di portarlo dalla sua parte, ma il giovane Skywalker è determinato a resistere. Viene recuperato giusto in tempo dal Millennium Falcon, guidato da Leila, Chewbacca e Calrissian, che erano riusciti a scappare. Infine insieme si dirigono verso la nuova base ribelle.

Il ritorno dello Jedi

L’Impero sta costruendo una nuova Morte Nera, che segnerebbe la fine della ribellione. Nel frattempo Luke si reca presso il palazzo di Jabba The Hutt e salva Han Solo, con l’aiuto di alcuni ribelli infiltrati. Fatto ciò, come promesso, il giovane Jedi fa ritorno su Dagobah per completare il suo addestramento. Lì trova Yoda, che gli dice che deve ancora fare un’ultima cosa per diventare uno Jedi: confrontarsi con Darth Vader. Inoltre il Grande Maestro riesce a comunicargli che c’è un secondo Skywalker, poi, data la vecchiaia, la vita lo abbandona. Obi-Wan appare a Luke e gli dice che, se necessario, dovrà uccidere Darh Vader, ma il giovane, una volta scoperto essere suo padre, non ne vuole sapere. Inoltre Kenobi gli rivela l’identità del secondo Skywalker: Leila. I due erano stati nascosti dal padre appena nati, poi divisi e affidati a persone diverse su pianeti diversi, affinchè l’imperatore non potesse trovarli. L’Alleanza Ribelle scopre che la nuova Morte Nera si trova sulla luna boscosa di Endor. Pur non essendo ancora del tutto operativa, la seconda Stazione Imperiale è protetta da uno scudo di energia situato sulla luna; distruggere quel generatore è fondamentale se si vuole attaccare la Morte Nera. Pertanto Luke, Chewbacca, Leila e Han si recano su Endor per disattivare lo scudo energetico, per poi permettere alla squadriglia di Ala-x, i caccia ribelli, di attaccare. Darth Vader percepisce la presenza di Luke sulla luna e decide di recarsi lì per catturarlo. Tuttavia anche il giovane Jedi avverte il pericolo incombere, quindi, per salvare i suoi amici, opta per consegnarsi al padre. Il giovane rivela ciò che ha appreso a Leila, che rimane esterrefatta e non vuole che il fratello vada da Lord Vader, ma lui è determinato nella sua intenzione: portare il padre nuovamente sulla via dei Jedi. Tuttavia il tentativo si rivela fallimentare  e Luke viene condotto sulla Morte Nera dall’Imperatore, che tenta di convircerlo di passare al Lato Oscuro. Nel frattempo i ribelli su Endor non sono riusciti a distruggere lo scudo e l’attacco degli Ala-x si sta trasformando in un suicidio. Il giovane, nonostante stia vedendo il fallimento dell’Alleanza, né cede né vuole duellare col padre. L’Imperatore, scocciato, è deciso a uccidere lo Jedi, ma Vader, mosso dai sentimenti per il figlio, si rivolta al despota e lo butta direttamente nel reattore principale della Morte Nera, la quale inizia a collassare. Vader è in fin di vita per il duello col potente Imperatore e, per la prima volta, si leva la maschera e guarda con i suoi occhi suo figlio. Luke ci è riuscito: ha fatto tornare in vita Anakin Skywalker, che si celava dietro Darth Vader. Il giovane Jedi prende il corpo ormai senza vita del padre, lo mette su una navetta e scappa appena prima che la Morte Nera esploda. Una volta giunto sul pianeta ribelle, iniziano i festeggiamenti per la vittoria e poi vi è il funerale del padre di Luke. Proprio in quel momento appaiono Obi-Wan, Yoda e Anakin Skywalker da giovane. L’imperatore è morto assieme a Darth Vader, mentre lo spirito di Anakin rimarrà per sempre. L’Alleanza Ribelle ha segnato così il declino dell’Impero Galattico, che, di lì a poco, cadrà definitivamente.

Niccolò Parisi, Cavanna Margherita, Raimondo Giulia, 1A Classico

Benessere è una parola che solo a pronunciarla fa socchiudere gli occhi e allargare i polmoni in un profondo respiro. In un attimo ti porta al centro, nel cuore.

Il Benessere è seguire le istruzioni del proprio libro interiore, ma a volte da soli non riusciamo a decifrarlo, per paura, pigrizia, fretta, testardaggine…

Mi piace pensare che chi viene da me, trova un ambiente caldo dove può iniziare a spogliarsi delle proprie paure, amarezze per poi rivestirsi di forza e di energia per tornare alla propria vita.

Il massaggio Naiadis ti aspetta, ti accoglie, e ti avvolge per cullarti nel tuo mondo interiore. Spegne l’interruttore della mente e accende la luce della tua interiorità che ha molte cose da dirti, da spiegarti, e da farti vedere.

Ti culla e ti racconta una FAVOLA, quella della tua vita, per aiutarti a leggerla con gli occhi giusti, con il cuore aperto all’amore.

Quando le persone entrano nel mio studio e si tolgono l’armatura pesante e impolverata, il corpo si predispone immediatamente in una posizione di ascolto e di fiducia verso se stessi e verso la vita.

Il combattimento con la mente razionale ha breve durata, perché le carezze che arrivano all’anima disarmano completamente, rendendo il volo leggero.

Nadia Forte

Le Piccole donne di Greta Gerwig prenotano l'Oscar 2020 - Amica

Piccole Donne è un film diretto da Greta Gerwig e uscito nel 2019 e il 9 gennaio 2020 in Italia.

Ispirato all’omonimo libro della scrittrice statunitense Louisa May Alcott, nota principalmente come l’autrice della tetralogia di libri per ragazzi Piccole donne composta da due volumi usciti rispettivamente nel 1868 e nel 1869 ed editi dalla casa editrice Roberts Brothers.

Il film, stupefacente già solo per il cast che lo compone, tratta della storia delle quattro sorelle March, Meg (Margaret), Jo (Josephine), Beth (Elizabeth) e Amy, le quali vivono nella loro casa a Concord (USA) insieme alla madre (Marmee March), mentre il padre è in guerra come cappellano del fronte.

La protagonista principale, proprio come nel romanzo, è Jo March (Saoirse Ronan), giovane insegnante che tenta di farsi strada nel mondo della scrittura senza però ottenere grossi risultati per il semplice fatto di essere donna. Ma nonostante sia lei il personaggio principale, nella trama spiccano anche le quattro sorelle con le loro vite fatte di amori e di difficoltà, di sofferenze e di esperienze.

Oscar 2020: Piccole Donne conquista l'Academy e ottiene 6 nomination! -  Movieplayer.it

Caratteristiche presenti nel romanzo autobiografico in cui emergono difatti le difficoltà economiche della scrittrice che, nonostante un’egregia istruzione privata, fu costretta a lavorare fin da giovane come insegnante occasionale o sarta; così come ad influire nel cambiamento psicologico della donna è la morte della sorella Lizzie, per non parlare del fatto che all’epoca essere una donna non era facile, soprattutto se si voleva far carriera come Louisa May Alcott-Josephine March. 

Un film che rispecchia in tutto e per tutto il libro della Alcott, con una sola differenza: il tempo della storia, infatti il film non inizia a Natale come il romanzo. Nonostante ciò rimane un capolavoro coinvolgente, degno di nota per la gradevolezza e la pura bellezza che trasmette.

A dimostrarlo sono i numerosi premi vinti come il Critics’ Choice Movie Award alla migliore sceneggiatura o il New York Film Critics Circle Award alla miglior attrice non protagonista per citarne solo alcuni e le varie candidature (Oscar al miglior film e alla migliore colonna sonora, Critics’ Choice Movie Award al miglior compositore e al miglior cast, Golden Globe per la migliore colonna sonora originale, Producers Guild of America Award alla migliore produzione di un lungometraggio cinematografico… )

De Ghetaldi Emma, Gonella Laura, 1 B Classico

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