Il treno dei bambini (Einaudi editore, 2019), romanzo di Viola Ardone, ruota attorno a una vicenda storica poco nota del nostro più recente passato: l’invio di migliaia di giovanissime vite al Nord e al Centro Italia, su iniziativa del Partito Comunista italiano, per strapparle alla fame e alla miseria maturate in conseguenza all’ultimo conflitto mondiale.
Protagonista della storia è Amerigo, un bambino napoletano sveglio e vivace, figlio di una ragazza madre, Antonietta, che gli racconta sempre di quel padre non conosciuto partito per l’America in cerca di fortuna e che chissà quando tornerà per strappare entrambi dalla miseria.
La miseria di una quotidianità fatta di bassi chiassosi, sfogliatelle calde divise a metà con l’amico del cuore Tommasino, tra una scorribanda e l’altra, ed il sugo “alla genovese” dei giorni di festa.
Lungo quei binari si compie il destino del bambino, che sale sul treno diretto al Nord, inconsapevole che quel viaggio cambierà per sempre il corso della sua esistenza.
A Modena viene accolto da Derna e dalla sua famiglia, proprio lui che una famiglia vera non l’aveva mai conosciuta. Per la prima volta non deve più “faticare”, ma soltanto andare a scuola e giocare.
Ora può vivere con la spensieratezza che appartiene all’infanzia, lontano dai doveri oppressivi di una realtà in cui si cresce troppo in fretta e dove non si è abbastanza piccoli per non lavorare.
Attraverso una scrittura originale che filtra la realtà attraverso il punto di vista del bambino su cose e persone, l’autrice si lascia andare ad una scrittura ingenuamente pura, innocente e semplice ma intrisa di emozione e di sentimento.
Grazie ad essa abbiamo modo di assistere al percorso interiore di Amerigo, a quei dissidi dell’anima che lo rendono combattuto tra la vita che si sta lasciando alle spalle e quella nuova che il destino gli offre di trasformare in qualcosa più di una semplice possibilità.
A tutti gli effetti quello della Ardone può legittimamente rientrare nel filone del romanzo di formazione: ripercorre infatti l’infanzia e poi la maturità del protagonista, sempre in viaggio sui binari che la vita gli offrirà di percorre durante la sua ineluttabile corsa.
Segue la sua dimensione emotiva, giustifica e legittima il maturare di certe scelte.
Solo lui potrà decidere quali treni aspettare e su quali binari, divenendo in questo modo l’uomo che sarà, mai immemore delle proprie radici e di quel cappotto lanciato dal finestrino verso la madre nell’inverno del 1946.
Quel bambino senza cappotto con le scarpe troppo piccole lo porterà per sempre con sé, nell’intimità più profonda del suo Io.
Viola Ardone (Napoli 1974) è laureata in Lettere e ha lavorato per alcuni anni nell’editoria. Autrice di varie pubblicazioni, insegna latino e italiano nei licei. Fra i suoi romanzi, oltre a Il treno dei bambini, ricordiamo: La ricetta del cuore in subbuglio (2013) e Una rivoluzione sentimentale (2016) entrambi editi da Salani.