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Monthly Archives: Marzo 2021

Arriva 'Io sono l'abisso' di Donato Carrisi - Libri - ANSA

Thriller psicologico dalla narrazione pluriprospettica e dalla trama complessa è il nuovo romanzo di Donato Carrisi, Io sono l’abisso, edito da Longanesi Editore nel 2020.

La trama, apparentemente normale all’inizio, si trasforma in una storia travolgente e ricca di suspense.

È il compleanno del figlio di Vera quest’ultima, proprio quel giorno, decide di insegnargli a nuotare. L’euforia del piccolo però scompare quando, assieme alla madre, giunge in una piscina diversa da quella immaginata.

Essa si presenta infatti sporca e viscida anticipando in questo modo il clima inquietante che da lì a poco colpirà il lettore. Vera infatti lascerà in balia del terrore il figlio nella putrida piscina, sperando così nella sua morte.

In realtà essa non avviene in quanto il piccolo abbandonato dalla madre riesce a salvarsi e diventa un uomo, anzi si direbbe “l’uomo”, il netturbino dalla duplice personalità, colui che, senza nome, di giorno pulisce di vie della città e di notte si trasforma in Mike, l’assassino metodico.

Ma è realmente la malvagità del netturbino a venire fuori o in lui si nasconde un briciolo di umanità che lo trasformerà in una sorta di angelo custode?

Donato Carrisi: su molestie e violenze, indignarsi non è abbastanza - Life  - D.it Repubblica

Il romanzo di Carrisi fornisce numerose incognite durante la lettura, le cui risposte si presentano nella tensione che arricchisce le pagine scorrevoli e coinvolgenti.

L’autore utilizza infatti la tecnica della focalizzazione interna in terza persona, ovvero descrive i fatti prendendo come punto di vista quello di un determinato personaggio ed è così che nel corso della lettura siamo “un assassino” che si riscopre umano, “una ragazzina” costretta a crescere troppo in fretta, “un’ispettrice” bloccata nel passato, “un bambino” sottomesso dalla violenza.

Il tema della violenza e dei suoi aspetti più occulti vengono trattati da Carrisi il quale abbatte stereotipi e analizza un comportamento umano ahimè comune.

Degna di nota è l’analisi della psicologia umana che rende il romanzo ricco di spunti di riflessione e capace di trasmettere al lettore il brivido della tensione che lo rende così emozionante e avvincente.

Ardissone Maria Bianca, 1B Classico

Poster A un Metro da Te

Il film A un metro da te, prodotto e diretto da Justin Baldoni nel 2019, è dedicato alla youtuber e attivista Claire Wineland, morta di fibrosi cistica, malattia genetica degli apparati respiratorio e digerente, intorno alla quale ruota l’intera trama.

Affetta da questa malattia è la protagonista Stella Grant (Haley Lu Richardson), ragazza forte, capace di vivere la sua malattia con spensieratezza, cogliendo ogni lato positivo della vita e cercando così di mantenere il sorriso in ogni situazione.

Ed è in ospedale, il luogo in cui passa la maggior parte del suo tempo, che conosce Will Newman (Cole Sprouse), ricoverato anche lui per la stessa problematica.

Tra i due nasce quasi da subito un fortissimo legame, che poi diventerà d’amore, anche se sono costretti a viversi a un metro di distanza l’uno dall’altra per evitare il rischio di infezioni batteriche.

Ne viene fuori un film toccante e commovente, capace di trattare un tema piuttosto profondo visto dagli occhi di un’adolescente come tante, ma che non può vivere come le altre.

Nonostante il tema possa risultare pesante, è interessante come esso sia alleggerito dal sentimento dell’amore che supera qualsiasi barriera e abbatte ogni ostacolo.

Un tema attuale si direbbe, in quanto le distanze fanno parte della nostra quotidianità a causa del covid-19 da ormai un anno.

Assolutamente consigliata è la visione di un film in grado di suscitare nello spettatore una profonda riflessione non solo sulla situazione delle persone che convivono con questa malattia, ma anche e soprattutto sull’importanza delle piccole cose quotidiane, che vanno apprezzate sempre e comunque.

Camilla Riva, 1 B Classico

The Breakfast Club (1985) - IMDb

The Breakfast Club è una commedia drammatica diretta dal regista John Hughes, produttore tra i tanti, di film popolari come Sixteen Caudles, Pretty Pink e Day Off.

Girato negli Stati Uniti del 1985 e ambientato in un quartiere immaginario di Chicago (già presente in altri film di Hughes), parla di cinque ragazzi: Claire, Andy, John, Brian e Allison.

Molto diversi tra loro si ritrovano tutti in punizione un sabato pomeriggio con il compito di scrivere un tema affidato loro dal preside Vermon, la cui traccia è la seguente: “chi sono io?”.

Ed è così che gli adolescenti si scoprono per quello che sono, con i propri pregi e difetti e i propri problemi.

Ad emergere sono infatti le vere personalità dei protagonisti:

Breakfast Club (film) - Wikipedia

da Claire (Molly Ringwald), la classica “principessina” invidiata e apparentemente superficiale, che in realtà nasconde dietro alla sua corazza una grande sofferenza per il divorzio dei genitori a Allison (Ally Sheedy), la ragazza eccentrica e sola, emarginata dai suoi compagni e dalla sua famiglia.

E poi ci sono Andy (Emilio Estevez), l’atleta più dotato dalla scuola, sofferente perché pressato dal padre o Brian (Anthony Michael Hall), anche lui sempre sull’attenti, sempre perfetto, tanto da tentare il suicidio per le continue sollecitazioni o infine John (Judd Nelson), il classico cattivo ragazzo, vittima della violenza del padre.

Un gruppo di giovani diversi tra loro, ma che si scopre unito da una profonda amicizia e da una sintonia quasi fraterna.

Ne viene fuori una commedia – a tratti drammatica – piacevole, e allo stesso tempo ricca di spunti di riflessione.

15 Most Memorable Quotes From The Breakfast Club | ScreenRant

Emergono infatti problemi molto comuni tra gli adolescenti dell’epoca e di oggi come l’oppressione genitoriale, la paura dell’abbandono, la pressione sociale, la sensazione di non conoscere se stessi e la violenza domestica fisica e psicologica.

Un film capace di toccare le anime di molte generazioni e che, per questo, si è valso di importanti premi come l’MTV Movie e Tv Awards nel 2005 e il National Film Preservation Board Usa nel 2016, per citarne solo alcuni.

E siamo sicure che ne vincerà tanti altri, anzi glielo auguriamo!

Gazzano Alessia e Quaranta Chiara, 1 A Classico

Red Hot Chili Peppers - Californication, il video che anticipò GTA

Californication, brano dei Red Hot Chili Peppers pubblicato l’8 Giugno 1999 in collaborazione con la casa discografica Warner Records, appartiene all’omonimo album Californication.

Un pezzo molto apprezzato in tutto il mondo per la sua musicalità e per il suo essere completamente privo di filtri.

Nel giro di pochissimo tempo ha infatti raggiunto più di un milione di vendite, vincendo il Disco di platino in Italia e il Disco d’oro in ben tre paesi: gli USA, la Danimarca e Regno Unito.

Da un punto di vista musicale, il pezzo è classificabile come funky alternative rock presentando un ritmo e un metronomo relativamente lenti se comparati ad altri pezzi degli stessi autori come Can’t Stop, o Scar Tissue.

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Tuttavia, se combinato con il video musicale, acquisisce il sound funky tipico dei Red Hot, con una chitarra accattivante e una coordinazione del basso elettrico che sviluppa la sua parte principalmente in arpeggi di accordi con la batteria unica i quali, verso la fine del brano, hanno persino il loro spazio da “solisti”, per quanto non facciano improvvisazioni come nel vero jazz.

In generale, il pezzo è perfettamente a metà tra jazz e pop, ed è a parer nostro il vero capolavoro del suo album.

Emerge inoltre un significato implicito molto profondo e interessante da frasi come It’s the edge of the world and all of Western civilization o The sun may rise in the East at least it’s settled in a final location, per citarne solo alcune.

Tutte frasi che sembrano indicare uno stesso concetto: l’occidentalizzazione del mondo che sta avvenendo sempre più velocemente e la conseguente perdita del valore dell’autenticità.

Il testo lascia intendere come ormai la cultura americana sia “il sole del mondo” , come ogni altra cultura stia prendendo spunto da essa e come il mondo intero stia perciò acquisendo un ritmo sempre più serrato, cadendo in una spirale di falsi sogni e fantasie irrealizzabili.

La canzone inoltre insiste su una similitudine: l’industria dei film, quindi Hollywood, nota località nel cuore di Los Angeles (California), sta ad indicare come gli Stati Uniti siano la terra delle Meraviglie per tutti, tranne che per chi ci vive.

Riguardo al video musicale ciò che salta di più all’occhio è sicuramente l’ambientazione in cui i quattro membri del gruppo sono inseriti, la quale è palesemente ispirata a videogames come il celeberrimo Grand Theft Auto.

Il video infatti si apre con l’inquadratura su un menu di selezione dei personaggi che riprende quelli tipici dei videogiochi anni ‘90. Il chitarrista John è il primo ad apparire, correndo per la famosa Walk of Fame di Hollywood; la sua sequenza, come tutte le altre, si conclude quando afferra il logo dei Red Hot Chili Peppers.

Dopo un breve intermezzo dove il gruppo in carne ed ossa suona in cima ad una collina, intento a fare snowbard si presenta Chad, il batterista del gruppo, il quale però, cadendo da un burrone, si ritrova ad atterrare su un treno in corsa.

Il terzo, in una tipica ambientazione surreale è il cantante Anthony, riprso mentre nuota in mezzo a degli squali. Completa il cerchio in corsa Flea, il bassista, intento a tirare pugni a persone, alberi e orsi.

La scelta in pieno stile videogame chiaramente legata al tema della canzone. I membri della band infatti compiono azioni totalmente impensabili e irrealistiche, azioni che, nell’immaginario collettiv, sono irrealizzabili dovunque… meno che in America.

Amoretti Francesco, Barberis Francesco Marcos e Ramoino Eleonora, 2 A Classico