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CHIARA FERRAGNI ACCUSATA DI PLAGIO • MVC Magazine

Chiara Ferragni… ormai il suo nome è conosciuto da anni, e si direbbe per svariati motivi: lo si conosce per il suo brand, per il suo lavoro, per The blonde salad, ma soprattutto perché è ad oggi uno dei pilastri della moda internazionale.

Possiamo dire infatti che è stata, ed è attualmente una delle primissime influencers a livello mondiale, proprio perché ha avuto l’intuito, se così vogliamo definirlo, di capire che la società era in piena fase di trasformazione e che il digitale sarebbe diventato il nuovo mondo reale.

Un contesto che l’ha spinta ad aprire il suo profilo instagram nel gennaio 2012 e che ad oggi conta ben 22.5 milioni di followers.

Chiara è difatti dotata di un carisma e di una semplicità che la rendono unica nel suo genere e che l’hanno fatta apparire per quella che tutti noi conosciamo: semplicemente se stessa, che è anche il segreto per piacere o meno alla gente.

Non c’e bisogno di spiegare come sia divenuta l’imprenditrice digitale più influente al mondo, ma sappiamo benissimo che in qualsiasi cosa faccia ci mette il cuore e la passione, mezzi fondamentali per riuscire a raggiungere i propri obiettivi.

A dimostrazione della grandezza mediatica di cui è dotata è ad esempio il record di incassi raggiunto dal docu-film Chiara Ferragni-Unposted uscito nelle sale cinematografiche nel 2019, in cui emerge una biografia completa dell’influencer, accompagnata da molti video realizzati dalla madre Marina di Guardo, i quali racchiudono gli anni della gioventù della figlia e i momenti più intimi e famigliari.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio come nasce Chiara Ferragni…

Nell’ottobre 2009 apre un blog dedicato alla moda e intitolato The Blonde Salad, in collaborazione con l’ex fidanzato Riccardo Pozzoli, inizialmente geloso per le conseguenti foto pubblicate sul web.

Nonostante ciò però il progetto viene avviato, e addirittura il fidanzato sarà il primo grande sostenitore di Chiara, il quale si dedicherà a fotografarla in prima persona spronandola a dedicarsi al fashion blog.

Così, con un investimento iniziale di circa 500 euro, necessari per l’acquisto di una macchina fotografica e del dominio Internet, il blog inizia a mietere successi, complice anche l’aspetto fisico della Ferragni, tipica ragazza acqua e sapone.

All’inizio nel suo blog la giovane studentessa lombarda racconta la sua vita che si divide tra Milano, dove studia e vive durante la settimana, e Cremona, dove torna ogni week-end per stare insieme alla famiglia, protagonista anch’essa nella vita mostrata sui social.

Successivamente, con il passare del tempo, Chiara si concentra soprattutto sui suoi outfit, sui vestiti che compra e sui consigli di moda che dispensa a lettori e lettrici.

Nel 2013 arriva anche il momento di un e-book dal titolo The Blonde Salad, al quale seguirà l’anno successivo un fatturato di circa 8 milioni di dollari, che diventeranno più di 10 nel 2015.

Anno in cui, tra l’altro, Chiara Ferragni è oggetto di studio da parte della Harvard Business School dimostrando così di aver capito prima di altri che il cambiamento economico/sociale si stava sviluppando.

Conosciuto in tutto il mondo, The Blonde Salad oggi non è solo un semplice blog sulla moda, ma è anche un punto di riferimento nel settore del fashion: un mix di stile e ispirazione, che ha portato la blogger da un lato a collaborare con le più note e prestigiose luxury & fashion brand, dall’altro ad affermarsi come opinion maker e modella sulle riviste internazionali.

Tanto che la fashion community l’ha definita “una delle figure più influenti dell’intero panorama della moda”, nomina confermata se si pensa al fatto che la Ferragni negli ultimi anni è diventata anche una stilista di successo disegnando e firmando diverse collezioni, e allo stesso tempo testimonial per importanti case di moda come ad esempio Lancôme.

Caratteristica non da poco quest’ultima perché il suo volto è capace di avvicinare un grande numero di acquirenti ai vari brand da lei pubblicizzati.

Insomma un’imprenditrice, una mamma e una donna di successo, ma soprattutto dalle mille risorse!

Semplicemente… il fenomeno Ferragni!

Calzia Gabriele, Fassio Ilaria, Gagliardi Marttina, 2 A Classico


La cultura è qualcosa di estremamente complesso, perché avere cultura può significare tante cose, così come insegnarla o semplicemente entrarvi a contatto.

Per qualcuno è un determinato modo di pensare, di vivere, di comunicare, ma per altri ciò potrebbe essere non condivisibile. Ciò che si può ritener certo è che essa, per quanto può essere differente da individuo a individuo, da popolo a popolo, significa “maniera d’essere”.

E per me cultura non è solo il benessere della mente, ma è anche benessere fisico. E come giungere a tale stato se non con una qualitativa alimentazione e con un sano allenamento?

Ci sono vari contesti di allenamento che garantiscono il raggiungimento del benessere fisico, ma non tutti possono a mio avviso inserirsi in un contesto culturale e soprattutto portare dentro chi li pratica il raggiungimento del benessere mentale e spirituale.

A riguardo è interessante individuarne uno che più di tutti può definirsi a mio avviso una cultura fisica e dell’anima prima di tutto: è il Pilates, disciplina fondata nella prima metà del ‘900 dal tedesco Joseph Hubertus Pilates, un metodo che ancora oggi a distanza di molti anni dalla sua nascita scaturisce attrazione e trasforma una lezione in palestra in qualcosa di più.

Joseph sin da piccolo soffriva di problematiche fisiche attualmente molto comuni come asma e rachitismo, ed è ciò che lo ha spinto a interessarsi alla medicina e a studi di tecniche di rilassamento orientale, che lo portarono ad attuare esercizi fisici e spirituali di grande importanza visto il miglioramento del suo stato di salute.

Ma ciò che lo ha reso così celebre è la codificazione della sua tecnica incentrata sul cosiddetto Mat Work, una serie di esercizi eseguiti a corpo libero che vanno a lavorare qualsiasi parte del corpo, dalla zona scheletrica a quella muscolare per concludere con quella interna, quindi organica e mentale.

Il Metodo Pilates è difatti incentrato sulla forza, sulla concentrazione, sulla determinazione, portando in tal modo la persona che pratica gli esercizi a ritrovare la propria serenità e ad attenuare problematiche che spesso sorgono dentro di sé a causa di difficoltà esterne.

Ciò è fondamentale perché oltre a essere un aiuto fisico in quanto modella il corpo tonificandolo e snellendolo con esercizi che richiamano lo yoga, la danza, la ginnastica, è un ottimo alleato nella vita di tutti i giorni.

L’autostima migliora, il livello di concentrazione, fondamentale per prendere decisioni razionalmente, aumenta decisamente, così come il benessere spirituale legato prevalentemente al respiro, che finalmente viene fuori nella sua essenza e nella sua importanza.

Imparare a respirare è infatti fondamentale per rilassare la nostra mente e il nostro corpo; è ciò che ci dà forza e l’energia necessarie per stare bene e per affrontare nel migliore dei modi le circostanze che si presentano nella vita di tutti i giorni.

Una pratica fisica che diventa così un modo di essere, di vivere e di pensare, oltre che un mezzo praticato per ottenere benefici fisici quali, come già sottolineato, la tonificazione, ma anche una postura corretta, una maggiore elasticità fisica e articolare, un rafforzamento muscolare.

Ne viene fuori, se praticata con costanza e volontà di cambiare, una qualità di vita importante, consigliata a uomini e donne di qualsiasi età.

Maria Pettinato

LA SOCIETÀ POST-INDUSTRIALE

Il modo Fluxus di porsi dinnanzi alla realtà non si schematizza in “situazioni” statiche. L’analisi e la sintesi si animano dall’evento, senza per nulla snaturarlo o scontrarsi reciprocamente.

Così il discorso di amplia enormemente coinvolgendo gli atti della vita, la loro modalità intrinseca di sviluppo, la poesia spontanea, la capacità di saturazione del momento in qualsiasi direzione. Poiché non è nelle finalità che si indirizza l’attenzione, ma nell’accadere stesso dell’evento.

Ciò spiega in parte il dilatarsi e dilagare negli ambienti artistici della filosofia e del modus vivendi Fluxus, che verso la fine degli anni ’60 riesce ad essere voce autorevole all’interno dei movimenti di rottura giovanili che si ispirano ad una liberazione dei sensi e delle idee, di chiara matrice orientale.

In questo periodo il “movimento” poteva contare su una rete organizzativa e di contatti sparsa in tutto il mondo, alla quale facevano capo alcuni membri storici, suddivisi, per così dire, per situazioni geografiche. Senza contare le collaborazioni con vari gruppi che si erano via via create sia in Europa che in America e in Giappone, come il gruppo Zaj in Spagna, il gruppo cecoslovacco Aktual, il gruppo ECBS in California, nonché varie collaborazioni con singoli artisti, sporadiche o continuative.

Se da una parte le attività del Fluxus convergono e si fondono con gli avvenimenti del malessere studentesco e le nascenti filosofie beatnik prima e hippies successivamente, dall’altra paradossalmente tuttavia, la spinta creativa e vitale del movimento soffre gradualmente di una certa stanchezza.

Maciunas impegnato nei vari tentativi di creare cooperative – dopo le dure lotte newyorkesi che lo vedono escogitare stratagemmi per sfuggire brillantemente alle ricerche della forza pubblica che vuole impedire le indebite occupazioni degli immobili, ma non altrettanto brillantemente alla mafia che in un agguato lo ferisce gravemente -, tenta ora la possibilità di trasferire una “colonia” Fluxus nella piccola isola Ginger nelle Isole Vergini Britanniche, tentativo che purtroppo andrà a vuoto per l’improvvisa morte, prima della firma del contratto di vendita, del proprietario dei terreni.

Altri membri si staccano dalle attività del gruppo proprio nei momenti di successo personale, poiché, come nota Ken Freidman «molti si identificano più fortemente con Fluxus quando le loro carriere stagnano e meno fortemente quando le loro carriere si innalzano. Ciò è causato dal fatto che nello spazio giornalistico individuale dato agli artisti nei momenti di “alta”, raramente essi pongono l’accento sulla loro affiliazione al gruppo, il che è dovuto al generale fenomeno sociologico dell’identità di gruppo come servizio prestato a coloro le cui identità non sono ancora chiaramente definite, o le cui identità in punti trasformativi della carriera sono sottoposte ad una rivalutazione della loro situazione. Ciò vale per la maggior parte dei gruppi e non è meno valida per Fluxus, tranne che per quei membri il cui senso del contatto sociale ed il cui senso di Fluxus in quanto istituzione per un cambiamento sociale, furono sempre forti».

Lo stesso Friedman intraprende, agli inizi del decennio successivo, frequenti viaggi in tutti gli Stati Uniti che diedero eccellenti risultati in nuovi progetti, pubblicazioni, festivals ed azioni Fluxus.

Il primo tentativo di organizzare una mostra retrospettiva delle attività che il gruppo aveva portato avanti nell’arco di più di un decennio è merito della Koelnischer Kunstverein che incarica Herald Szeemann di raccogliere tutto il materiale che fosse possibile reperire sia in Europa che in America, per l’allestimento di una grande mostra che doveva venire ospitata nei vari musei europei.

L’occasione si presta per riunire nuovamente molti artisti che avevano fatto o fanno parte del “Flusso”, a riesumare progetti e fatti e a dare nuova spinta a pubblicazioni ed eventi particolarmente curati da David Major, che in Inghilterra ha dato vita a Fluxshoe.

L’entusiasmo e la partecipazione alla costruzione di questa mostra determina però un’enormità di interventi e apporti, tanto da “spaventare” i musei che dovevano ospitarla, sia per l’informalità del gruppo, che per “l’indeterminatezza e sregolatezza” degli interventi stessi, da spegnerla dopo il secondo raduno.

Nei modi, nel particolare momento storico e nelle motivazioni culturali con cui Fluxus apre un nuovo – o antico che dir si voglia – modo di scoprire la vita e l’Arte, si aprono naturalmente altre strade e altre interpretazioni che, durante gli anni ’70, fanno sì che avvenga un proliferare di fatti non necessariamente legati al fenomeno Fluxus in senso stretto, forse più circoscritti o selettivi, ma che comunque devono al movimento la spinta iniziale se non addirittura l’idea.

Diverso è per il Wiener Aktionismus, l’azionismo viennese, già attivo con Gunter Brus, Hermann Nitsch e Schwarzkogler agli inizi degli anni ’60. Autocoscienza e misticismo si intrecciano nei lavori del gruppo austriaco ad una sorta di “esistenzialismo” drammatico, nel quale la vita stessa assume toni parossistici, nel tentativo di liberarla dai pesanti tabù culturali e psicologici e dalle rigidezze di una cultura decadente e fragile.

Nel teatro di Herman Nitsch, teatro “orgiastico e mistico”, come viene definito, l’azione avviene tramite oggetti reali, nell’estensione sensoriale dell’evento che diviene esperienza sensoriale a tutti i livelli, coinvolgendo la partecipazione fisico-sensorea del pubblico e dei partecipanti, ma anche soprattutto la dimensione emotiva che viene qui stimolata nei drammatici e crudi interventi.

Oggetti e simboli sono usati nel loro reale significato come elementi che appartengono ad una realtà spesso rimossa, accantonata o coperta da tabù e qui messa a nudo, nell’immediatezza dell’avvenimento.

«Il toccare ed l’annusare viscere tiepide, carne, sangue, il rumore dell’orchestra che aumenta sino a provocare sensazioni dolorose, l’eccessivo vuotare e spruzzare diversi liquidi procurano dirette impressioni sensuali di vissuto, con una corrispondente risposta psichica.»

Questa in sintesi la filosofia di Nitsch e del gruppo viennese in generale. C’è in questa una espressione di violenza repressa, di disperazione ed entropia che rappresenta il limite estremo del discorso liberatorio e cosciente presente nel Fluxus.

La drammaticità della scena viennese ripropone ancora una volta il dilemma secolare esistente tra realtà e finzione, tra coscienza e metafora e in quali limiti sia attuabile un discorso coerente per esprimere in senso artistico esperienze e pulsioni.

L’intransigenza austriaca si presenta in termini di esasperazione e negatività dell’esperienza umana e di conseguenza artistica l’idea che, comunque, anche se in senso estremizzato, non cozza per nulla con la concezione di arte, né con il senso fluido della vita stessa: l’idea si apre a raggiera, toccando tutti i punti, tutte le possibilità.

Ma accade che più si vuole staccare con un atto di “violenza” l’Arte dal “simulacro della rappresentazione”, per farle assumere identità più vicine possibili ad un reale rimosso in questo caso negativo, più essa si inscrive con forza e tenacia nel simbolico, nella rappresentazione di un “sacro” intimamente personale e nascosto, quando il termine “sacro” sia inteso come essenza stessa del tabù che si vuole rimuovere e che con tale azione non si sradica, ma paradossalmente si enfatizza.

(to be continued)

Cristina M.D. Belloni

Non ce lo aspettavamo, mai avremmo immaginato un tale momento storico, così drammatico, così alienante.

Ma se questo fosse in realtà l’attimo prima del cambiamento? Se non fosse arrivato per puro caso?

Troppo impegnati, troppo egoisti, troppo egocentrici, troppo ambiziosi, troppo di tutto, ma mai troppo di amore, di generosità, di pace.

Era palese agli occhi di tutti ormai lo sfacelo della nostra integrità, della nostra identità di persona, ma anche e soprattutto di famiglia.

Quando è stata l’ultima volta che abbiamo trascorso il nostro tempo nelle proprie case assieme ai propri cari, magari semplicemente davanti a una tazza di tè a chiacchierare del più e del meno?

Forse a Natale? Ma dico forse, perché ormai anche quello era diventato un momento tanto per postare immagini sui social.

E soprattutto quando è stata l’ultima volta che abbiamo pensato a qualcun altro che non sia stato il lavoro, o il denaro, o l’impegno dell’ora successiva? Quando è stata l’ultima volta che ci siamo fermati e abbiamo pensato a cosa in realtà ci rende felice, alla cosa bella, alla meraviglia della vita?

Abbiamo dimenticato la gioia, l’affetto, la benevolenza.

E allora perché anziché rattristirci, non lo sfruttiamo questo momento per vivere realmente la tranquillità del nostro focolare pensando che tutto questo tra poco si fermerà e che questo accadrà grazie a Noi, grazie alla nostra Luce e all’Amore che noi trasmettiamo e siamo.

Sarà ancora una volta l’Amore a trionfare come già ha dimostrato di saper fare nel corso della storia, come lo stesso Alessandro Manzoni ci ha raccontato parlando della peste e come accaduto “ai tempi del colera” di Gabriel Garcìa Màrquez.

E così ancora una volta parleremo di questo amore che finalmente ci farà tornare a essere quello che siamo, non più gregge, ma Uomini.

Maria Pettinato

Se tu dici all’edera di diventare una rosa,

l’edera cercherà di trasformarsi,

ma così rimarrà impotente

Raffaele Morelli

Quante volte nella vita ci è capitato di sentirci a disagio in determinate situazioni, con determinate persone o semplicemente con un determinato abbigliamento facendo finta che tutto andasse bene così? O quante volte abbiamo accusato qualcuno o qualcosa per una decisione presa che poi si è rivelata sbagliata?

Una prigione si direbbe che oggi giorno prende sempre più le vesti di un dolore lacerante, quasi da non respirare, quasi da farti dimenticare la tua essenza, le tue qualità, la tua bellezza.

Tematiche importanti per comprendersi, accomunanti, vive si direbbe, protagoniste il 30 gennaio all’incontro terapeutico con Raffaele Morelli al Centro Riza di Milano.

Esperienza unica perché dotata di quella forza e di quella energia capaci di scuotere la persona e di ristabilire in lei l’equilibrio e la consapevolezza della propria importanza, ma soprattutto della propria Diversità.

Ebbene sì, di questo si tratta… di Diversità, quella inimitabile, che è sinonimo di bellezza, di unicità, di singolarità, capace di rendere anticaricaturale l’individuo, e per questo totalmente immune. Libero dagli schemi mentali imposti volente o nolente dalla società attuale per apparire sempre perfetto, sempre al passo, sempre competitivo.

Schemi mentali che si trasformano appunto in ansia, rabbia, gelosia, invidia per citarne solo alcuni.

Ma diciamoci la verità… questi cosiddetti “demoni” che ci fanno così paura e che cerchiamo in ogni modo di frenare dentro di noi, non possono essere semplicemente dei “segnali”? Dèi buoni che intervengono per scrollarci, per farci capire che non siamo questo o quello, non siamo lamentele, non siamo banalità e che quindi qualcosa non sta funzionando bene dentro di Noi?

È infatti la nostra anima a bussare alla porta, a pulsare, a scuoterci, utilizzando ciò che fa parte di noi dai tempi primordiali, così antichi che già Omero nell’Iliade ne parlava evocando la gelosia di Era a seguito del Giudizio di Paride e a causa della quale si scatenò la guerra di Troia.

Essa non ci vuole tranquilli, piatti, omologati agli altri, a Lei piacciono le onde perché esse sono il mezzo per scoprire e scoprirci ogni giorno, per incuriosirci e non avere paura di ciò che non conosciamo, semplicemente per vivere.

Emozioni naturali, stati d’animo vivi, energie primordiali, espulsioni, capaci di ricordarci che “esistiamo”, verso le quali non bisogna provare paura, ma accoglierle, sentirle, percepirle.

Non serve commentarle, ma è importante accettarle, viverle, in quanto la loro presenza significa che il progetto iniziale, apparentemente giusto da un punto di vista razionale, altro non è che un’istintiva messa in discussione da parte della nostra essenza.

Ed è proprio quando si giunge alla consapevolezza del fatto che non è necessario cercare la causa di tali “dolori” perché essa in realtà non esiste, ma è semplicemente la banalità a muovere gli impulsi dentro di noi, che il traguardo può dirsi raggiunto!

E questo è il momento in cui “l’estate è finalmente arrivata, bisognava solo aspettarla senza aspettative”.

Maria Pettinato

Rallegratevi dei vostri poteri interiori perché sono la fonte della vostra salute e della vostra perfezione

Ippocrate

È da tale principio che nasce in Nadia Forte e Iolanda Di Lionardo l’idea di unire il proprio bagaglio professionale fornendo così, attraverso un massaggio a quattro mani, un aiuto concreto alla persona che si va a trattare, ma anche semplicemente un momento di rilassamento.

Il progetto di dar vita a un nuovo trattamento unendo il Naiadis®, massaggio bioenergetico brevettato dalla Forte, e il micromassaggio cinese, di cui è specializzata Iolanda, si è sviluppato nel corso degli anni ed è cominciato nel momento in cui, effettuando insieme un massaggio, le due operatrici notarono una sinergia nel tocco di determinati punti.

Due massaggi apparentemente differenti hanno dimostrato di essere in realtà molto simili oggettivamente.

Il micromassaggio cinese infatti si caratterizza per la pressione su alcuni punti del corpo (detti agopunti) che stimolati aiutano a riequilibrare l’intero organismo della persona trattata; il Naiadis® fa fondamentalmente lo stesso, ma lo stimolo del punto non è studiato razionalmente. Può infatti definirsi un tocco speciale, quasi platonico.

Con Iolanda c’è una vera e propria affinità. Ho trovato in lei sin dall’inizio la persona che avrebbe arricchito me stessa e il mio lavoro, è come se mi desse certezza. Quando mi ha trattato per la prima volta ho sentito il suo potenziale” spiega Nadia parlando della sua collega, la quale a sua volta ci parla così dei trattamenti della Forte: “Ho riscontrato dei risultati fisici e mentali attraverso il Naiadis®. Il suo massaggio mi ha aiutata a reagire, a cambiare. Nadia ha creduto in me dall’inizio”.

Una complicità professionale riscontrabile in quella sorta di completamento che va a crearsi tra le due operatrici durante il massaggio. La passionalità di Nadia diventa infatti un tutt’uno con la razionalità di Iolanda e questo binomio è fondamentale per dar vita a un trattamento a quattro mani.

Sono una persona molto metodica” dice la Di Lionardo, “e questo spiega la mia decisione di frequentare negli anni molti corsi, per me fondamentali perché mi hanno fornito spiegazioni logiche. I due massaggi si integrano perché viaggiano sulla stessa linea d’onda, proprio perché due figure così diverse come noi sono in realtà simili in campo professionale”.

È come se due facce della stessa medaglia si incontrassero sprigionando così l’energia necessaria per raggiungere uno scopo comune: riequilibrare l’aspetto psicofisico.

“Con la sintonia giusta si può raggiungere l’obiettivo, che è quello di aiutare gli altri non solo dal punto di vista fisico, ma anche emotivo. Questa è una base antica, addirittura legata al primo medico della storia, Ippocrate, ed è proprio partendo da questo principio che ho integrato il mio lavoro con gli Oli essenziali Naiadis, importanti per risvegliare i sensi, ritrovare la propria sicurezza, ristabilire un rapporto armonioso tra mente e corpo riportandoli in sintonia tra di loro”, sottolinea la Forte.

Armonia è dunque il termine adatto per comprendere ciò che vi è dietro a un trattamento che non solo offre alla persona un momento di stacco dai problemi di ogni giorno, ma anche l’occasione per ritrovare una serenità fisica e mentale e per provare un massaggio innovativo, eseguito da due operatrici preparate e competenti che, attraverso creatività e passione per il proprio lavoro, hanno progettato negli anni un momento di sincera evasione.

Maria Pettinato

La cultura è uno stato d’animo e per tale motivo ha la capacità di esercitare una notevole influenza sul nostro modo di pensare e quindi di vivere e di comportarci.

È cultura tutto ciò che riguarda la nostra persona e perciò non è limitata a mera conoscenza intellettuale. Anche se, ahimè, il pensiero occidentale l’ha definita più volte un elemento razionale imprescindibile al nostro benessere. Molto all’illuminista per dirla corta!

In realtà le cose anche qui stanno cambiando. Il pensiero attuale infatti comincia a orientarsi verso aspetti diversi, i quali richiamano luoghi e tematiche orientali incentrate sul benessere mentale e fisico, fondamentali per vivere nel migliore dei modi, soprattutto in questo periodo storico, caratterizzato da stress e alienazione, due veri e propri mali per la nostra salute.

Ma per farlo occorre affidarsi alle mani di personalità preparate professionalmente. L’Artefatto ha incontrato una di loro, Iolanda Di Lionardo, operatrice olistica imperiese specializzata in riflessologia plantare e in micromassaggio cinese.

Due tipologie di massaggio incentrate sul “riequilibrio dell’energia vitale, fondamentale per il benessere psico-fisico permettendo all’individuo di vivere in serenità con se stesso e con il mondo circostante” ha precisato la Di Lionardo che, con costanza e passione ha frequentato importanti corsi che le hanno permesso di sviluppare le proprie capacità.

“Oggi si lavora sulla persona trattata da un punto di vista energetico, quindi fortunatamente in tal senso si sta praticando un’evoluzione culturale”, spiega. “È infatti importante conoscere la causa di un malessere e lavorare su di essa, anziché oscurare il problema. È quindi essenziale uscire da determinati schemi interiori”.

Ed ecco che viene fuori lo scopo di queste due terapie, nate dalla medicina cinese e incentrate sul tocco di precisi punti del corpo, per ciò che concerne il micromassaggio cinese, e in particolare del piede e della mano per quanto riguarda la riflessologia plantare.

In quest’ultimo caso, precisa la Di Lionardo, “il massaggio viene effettuato esercitando una pressione decisa sui cosiddetti ‘punti riflessi’, sempre tenendo conto della percezione e risposta al dolore di chi riceve. Ad esempio: se la persona che vado a trattare lamenta dolori alla testa concentrerò il massaggio sul ‘punto riflesso’ corrispondente in questo caso all’alluce del piede”.

E come si fa a capire che è quello il punto adatto e corrispondente alla problematica della persona trattata? “Bisogna partire dal presupposto che il piede è lo specchio della nostra persona e come tale ogni suo punto corrisponde alla problematica fisica”.

“Mi spiego meglio… Il piede è suddiviso in vere e proprie zone riassumibili in mentale, emozionale, intimo-profonda e istintivo-sessuale. A loro volta queste zone corrispondono ai nostri organi. Se una di queste ‘emozioni’ viene colpita, a sua volta verrà colpito l’organo corrispondente. Partendo dalla causa può risolversi il problema fisico e ovviamente quello mentale”.

Trattamenti importanti per la nostra persona che, se eseguiti con costanza, la trasformano interiormente rendendola più consapevole e determinata nel voler agire e risolvere il ‘problema’ una volta per tutte.

Fondamentale è dunque il concetto di vita in sé che secondo l’antico pensiero cinese è “un circolo continuo e come tale è legata sotto ogni aspetto alla natura, che è anch’essa trasformazione e movimento costante”, caratteristiche non da poco per comprendere i nostri cambiamenti fisici ed emotivi in corrispondenza ad esempio a quelli delle stagioni.

È importante dunque entrare nel profondo della persona trattata e ottenere così la sua fiducia. Un aspetto questo non sempre facile da raggiungere, soprattutto quando si parla di persone anziane, diciamo più diffidenti rispetto ad altre, a causa di mentalità e idee diverse.

Una questione delicata è ad esempio la difficoltà dell’anziano, e non solo, nello spogliarsi davanti a una persona comunque estranea. Iolanda ha voluto precisare in tal senso che “sia il micromassaggio cinese, sia la riflessologia plantare si possono effettuare benissimo anche da vestiti, in quanto la pressione sui punti trattati viene raggiunta efficacemente anche in tal modo”.

Inoltre, per tutti coloro che hanno problemi nel raggiungere il centro estetico L’Isola che c’è (Via G. Straforello 32, Imperia), con il quale collabora, è da lei offerto il trattamento a domicilio. Un elemento a dir poco positivo, soprattutto per persone con problematiche motorie.

Concludiamo l’articolo augurando un grande in bocca al lupo alla nostra Iolanda Di Lionardo e un buon massaggio a voi cari lettori!

Maria Pettinato

IOLANDA DI LIONARDO

Ha conseguito il Corso biennale di formazione professionale per operatore di riflessologia plantare presso l’Associazione culturale Bios di Genova (2013), il Corso di riflessologia avanzata (2015) e il Corso di micromassaggio cinese (2015) presso La Verbena di Albenga.

È operatrice olistica a domicilio e collabora con il centro estetico imperiese L’isola che c’è.

Contatti: tel. 339 7379417, mail. idilion@libero.it