Loading...
Cerca

Archivio tag: DIVE DI OGGI

Il Festival di Venezia 2019, o meglio la 76° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, sta per concludersi e anche quest’anno ha garantito l’occasione per esporre le proprie creazioni filmiche, ma anche e soprattutto per esporsi.

Perché è ormai chiaro a tutti il fatto che il Festival di Venezia in realtà non sia solo e semplicemente un evento culturale, un momento di dibattito intellettuale, la Manifestazione cinematografica con la “M” maiuscola, organizzata con passione e competenza dalla rinomata Biennale di Venezia.

Eh no, cari miei! Venezia a fine estate è il Festival, è la Rassegna, è l’Occasione tanto attesa per pubblicizzarsi, presentarsi, mostrarsi tra tanti e tante.

Ma in realtà ahimè, a emergere dalla passerella rossa, nella massa di attori, fashion blogger (o presunte tali!), influencer e tutti i nuovi personaggi di questi disastrosi anni (e spero che rimarranno solo anni!), aleggia aria di talento ed eleganza molto raramente.

E dalla famosa pedana a distinguersi dalle altre, perché dotata di inconfondibili finezza, sensualità, talento e unica bellezza c’è Penélope Cruz, in concorso a Venezia con il film Wasp network di Olivier Assayas, thriller politico nel quale la vediamo nei panni di Olga, moglie di René Gonzalez, dissidente anti-castrista fuggito in Florida, “moglie del traditore” in pieno regime a Cuba 1990.

Olga (Penélope Cruz) in Wasp network di Olivier Assayas in concorso alla 76° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia

Conosciuta nel mondo per le sue capacità attoriali, oltre che per la sua bellezza, la Cruz è esempio di determinazione, riuscita e riservatezza.

Ma a contraddistinguerla vi è il sacrificio, come ha dimostrato il periodo delle porte sbattute in faccia, degli incontri con persone sbagliate, di rinunce, che si è trasformato poi nel periodo dello studio, della determinazione, delle conoscenze positive come quella avvenuta con il maestro e amico Pedro Almodòvar, che ha creduto in lei contribuendo così alla trasformazione di Penélope ne “La Madonna di Madrid” prima e di icona mondiale poi.

Momenti belli e brutti, ma fondamentali perché è anche grazie a essi che lei oggi è ciò che è, una donna umile, portatrice di valori, una di Noi, la ragazza della porta accanto che ce l’ha fatta, che proviene da una famiglia altrettanto umile.

Diva “raggiungibile”, amata e innamorata del suo pubblico come attesta la passione impressa nei suoi occhi, la dolcezza del suo sorriso, l’ironia tipicamente spagnola, la volontà di tenere fuori dai riflettori la sua vita privata.

Qualità così vere da toccare i presenti che solo a guardarla in una foto pubblicata sui social de L’Artefatto decidono di votare lei preferendola alle altre che, pur dotate di fascino e qualità come dimostrano Monica Bellucci, Alessandra Mastronardi e Cristiana Capotondi – tutte presenti sul red carpet veneziano – spicca diffondendo “luce propria”.

Maria Pettinato

Buonasera carissimi Artefattini! Oggi è un giorno particolarmente importante perché si apre questa nuova e entusiasmante avventura!

Per questo motivo ho scelto di cominciare offrendovi come primo articolo un argomento che mi appassiona molto e da anni direi: il divismo cinematografico, il fenomeno che forse più di tutti ha suscitato nello spettatore fascino, speranza, voglia di sognare, ma allo stesso tempo un senso di irraggiungibilità verso ciò che si vedeva sul grande schermo.

Ebbene sì, cari lettori, mi riferisco all’epoca in cui il cinema ci offriva le più grandi dive mai esistite, da Marilyn Monroe a Audrey Hepburn, da Sophia Loren a Anna Magnani. Era il cinema degli anni Cinquanta.

Il cinema sbarazzino, quello che voleva lasciarsi alle spalle la guerra, divertente, leggero e spensierato. Era il tempo in cui andare al cinema voleva dire “andare a sognare”, immedesimarsi in Sophia Loren, imparare la mossa di Pane, amore e… e imitarla a casa con le amiche senza mai più dimenticarla oppure nella Hepburn sognando di indossare un giorno un tubino nero come il suo in Colazione da Tiffany.

La diva era colei che nella vita ce l’aveva fatta e magari aveva vissuto come la ragazzina  che la guardava sul grande schermo, ma era dotata di quell’eleganza, di quell’attrattiva fisica e di quel talento che le avevano permesso di emergere e diventare Lei.

Ma la domanda che sorge spontanea è: ma il divismo esiste ancora? La mia risposta è sì. Sono dive diverse, ma con un punto in comune: la bellezza, mezzo necessario per portare guadagno ai media.

Non nascono nel cinema, non hanno talenti, o almeno nella maggior parte dei casi, ma emergono, sono belle, vendono, fanno emozionare le giovani donne e ammaliano gli uomini. Cosa le spinge al successo? Ma è chiaro: sono i reality show, i programmi trash ormai di moda, da Uomini e donne al Grande fratello, ma anche le discoteche, dove vengono ospitate per aumentare la clientela, e i social media.

Sono irraggiungibili anche loro, così come sono imitate, anche se forse in un modo più pericoloso rispetto alle dive nostre, quelle vere, non ritoccate da Photoshop e con qualche chilo in più che faceva solo che bene in quegli anni.

E’ cambiata la mentalità, il modo di sognare e il mezzo per poterlo fare. Questi sono i motivi che hanno portato alla trasformazione, i motivi per i quali tutto è superficiale ed effimero.

E chissà se il volto della tronista rimarrà impresso nella mente di questa generazione tra cinquant’anni come quello delle dive di altri tempi. Io credo di no, ma staremo a vedere. E voi, Artefattini, che ne pensate?

Maria Pettinato