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Tenshi no tamago (天使のたまご lett. “L’uovo dell’angelo”) è un film d’animazione del 1985, scritto e diretto dal regista Mamoru Oshii, disegnato dall’artista Yoshitaka Amano e prodotto dallo Studio Deen e dalla Tokuma Shoten.

Si tratta del primo lavoro di Oshii come regista indipendente e molti dei tratti caratteristici del suo lavoro appaiono qui per la prima volta al punto che, in un articolo di Senses of Cinema, Richard Suchenski, ha affermato che la pellicola si può considerare come una sorta di Stele di Rosetta per interpretare le sue opere successive.

Il film, che narra la storia dell’incontro tra una bambina e un viaggiatore in una terra in rovina e che è incentrato sul mistero dell’uovo da lei trasportato, fa poca leva sui dialoghi ed è disseminato di simboli e citazioni bibliche.

La storia è ambientata in un mondo buio e desolato, in particolare nei pressi di una città abbandonata, dallo stile gotico. Alla fine del film, la terra su cui si muovono i due protagonisti si rivela essere solo un punto simile allo scafo di una grande arca, in mezzo all’oceano.

In base alla storia raccontata nel corso del film è presumibile che questo mondo sia il risultato di una versione alternativa della storia biblica del diluvio universale, in cui la colomba mandata a cercare terra non ha più fatto ritorno, le persone hanno dimenticato del mondo prima del diluvio e tutti gli animali si sono trasformati in pietra.

Anche i personaggi, solo due, possiedono caratteristiche legate al mondo religioso.

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L’uomo, simbolo della fede perduta, è un soldato che trasporta un’arma a forma di croce. Nonostante non ci siano prove concrete, l’uomo vuole probabilmente rappresentare Gesù, non solo per via delle sue ferite sulle mani, nello stesso punto in cui Gesù è stato crocifisso, ma anche per il suo ruolo nella storia, nella quale mette a costante prova la fede della bambina. Sembra alla ricerca della sua identità e mette in discussione la propria esistenza e quella del mondo che lo circonda.

La bambina, simbolo di purezza e di completa fede, protegge costantemente un uovo misterioso. Vive da sola vicino a una città abbandonata e raccoglie giorno dopo giorno l’acqua del fiume in bocce che poi conserva nel suo rifugio. Il numero elevato di ampolle lì presenti fa intendere che si trovi in quel posto da molto tempo.

La sua propensione a proteggere l’uovo di cui non conosce il contenuto simboleggia inoltre la fede cieca della sua innocenza e purezza.

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Un’altra rappresentazione di questa fede cieca è data da una scena in cui delle statue di pescatori d’un tratto si ravvivano per inseguire e cercare in vano di colpire con degli arpioni quelli che credono essere pesci, ma che sono in realtà solamente delle ombre.

Anche loro, proprio come la bambina, compiono quest’azione senza dubitare della loro esistenza. È inoltre da
far notare che i pesci sono spessi visti come simboli del Cristianesimo e che nella Bibbia i fedeli di Dio erano spesso chiamati pescatori.

Una fede però la loro non pura, ma al contrario simbolo di come la fede e la religione siano ahimè spesso cause di conflitti fra gli uomini. I pescatori infatti, completamente accecati dalla fede al punto di dimenticare l’idea stessa, continuano a cercare di catturare i pesci senza badare alle conseguenze.

Serio e colmo di simbolismo, Angel’s egg riesce a creare atmosfere cupe anche senza l’utilizzo di musica e con un dialogo minimo.

Caratteristica quest’ultima che può rendere il film pesante e difficile da comprendere, ma talmente ricco di dettagli e significati nascosti da renderlo coinvolgente e apprezzabile dal vasto pubblico che ama questo genere di trame.

Porcedda Gandolfo Alice, Buzi Sara, Garibbo Sofia, 2 A Classico

Ho sempre pensato che se Dio non esistesse bisognerebbe inventarselo. Il che è esattamente
quello che ha fatto l’uomo da quando ha messo piede sulla terra

Fabrizio De Andrè
La guerra di Piero | Fabrizio De André e il suo antimilitarismo

La sua è una canzone d’autore incentrata su melodie da ballata ed è fatta di testi anticonvenzionali. Ricca di messaggi capaci di colpire nel segno come l’arroganza del potere, il sesso e la povertà. Fan di Bob Dylan, non credente, anche se nella sua musica sono spesso presenti riferimenti a Maria e Gesù.

Pochi ma chiari gli indizi che ci portano a comprendere all’istante che il protagonista di questo articolo è Fabrizio De André, il Cantautore per antonomasia.

“Il cantautore degli emarginati” come dimostrano i suoi brani che, ancora oggi, vengono cantati e soprattutto studiati come veri e propri testi di letteratura. Uno tra tutti La guerra di Piero (1960).

Un racconto dolce, e allo stesso tempo triste, sulla contraddittorietà e stupidità della guerra. Una guerra vissuta davvero e raccontata in prima persona da parte di un semplice e giovane – come tanti altri – soldato, Piero.

Giovani spaventati, compagni, fratelli e nemici per volontà di qualcun altro. Piero è uno di loro, lui lotta per la pace, per la serenità, non vuole uccidere nessuno, ma è proprio questa volontà che gli causa la morte.

Il significato della sua uccisione nel mese di maggio esprime a fondo un concetto: la crudeltà della guerra colpisce anche nei momenti di maggiore felicità, appunto la primavera, il momento in cui tutto è vivo, in cui tutto fiorisce.

Una canzone forte, vera, in cui vengono fuori la stupidità e le crudeltà della guerra. Questo brano, profondo e toccante nelle sue parole e caratterizzato da un ritmo seducente ottenuto solo dalla voce del cantante genovese e dall’accompagnamento della chitarra, sprigiona difatti una forte morale di pace e di ripudio il potere e la malvagità umana.

L'origine del soprannome Faber di Fabrizio De Andrè | superEva

Fabrizio De André

Fabrizio Cristiano De Andrè è un cantautore italiano meglio noto come Fabrizio De Andrè o Faber. Nasce il 18 febbraio 1940 a Genova. I genitori, di origine piemontese, si trasferiscono in Liguria dopo la nascita del loro primo figlio Mauro. 

Nel 1947 inizia le elementari e impara a suonare il violino. Quando frequenta le medie viene bocciato e spedito in collegio.  Nel 1954 prende lezioni di chitarra e un anno dopo fa la sua prima esibizione in pubblico ad uno spettacolo di beneficenza organizzato al Teatro Carlo Felice di Genova. Dopo il liceo si iscrive all’Università di Giurisprudenza che interromperà a sei esami dalla fine. Nel 1962 sposa Enrica Rignon e dal loro matrimonio nasce il figlio Cristiano.

Nel 1966 esce il suo primo disco, Tutto Fabrizio De Andrè, ma ottiene maggiore successo quando Mina incide La canzone di  Marinella e inizia a frequentare personaggi famosi come Luigi Tenco, Paolo Villaggio… Dal 1975 accetta di esibirsi in tour. Nel 1988 sposa Dori Ghezzi, con la quale mette al mondo Luvi, la seconda figlia. Lui e la donna vengono rapiti dalla mafia sarda per quattro mesi. 

Il suo album Creuza De Ma, uscito nel 1984, è nominato album del decennio. Pubblica Le Nuvole nel 1990 e va in tour e dopo aver fatto uscire l’album live, smette di suonare  per quattro anni ma nel 1996 torna con il disco: Anime Salve.

L’11 gennaio 1999 muore a Milano a causa di un male incurabile e al suo funerale, svolto due giorni dopo, sono presenti più di 10 000 persone.

Pozzo Beatrice, Barbagallo Filippo, Zucchini Filiberto, 1 A Classico

Laurence Anyways - Film (2012) - MYmovies.it

Laurence Anyways (2012) – il terzo tra i lungometraggi realizzati dal giovanissimo Xavier Dolan – si potrebbe banalmente catalogare come la rappresentazione del percorso di transizione di Laurence che, da uomo, decide di riconoscersi come donna.

Complessivamente, però, sarebbe forse più corretto considerarlo la rappresentazione di due persone che si amano ma che non possono più stare insieme, sebbene non riescano ad accettarlo.

Il percorso di cambiamento di Laurence (Melvil Poupaud) è tallonato dagli stravolgimenti che vive Fred (Suzanne Clément) a seguito di questa svolta nell’uomo amato. Nella loro vita di coppia fatta di risate simbiotiche, elettrica libertà ed esuberanza si impone una necessità di quiete; lo stesso silenzio che chiede Laurence a Fred per trovare il coraggio di dichiararle ciò che pensa, mentre lei, euforica come sempre quando sono insieme, non riesce a zittirsi.

La transizione di Laurence sembra passare quasi inosservata negli eccentrici anni Ottanta: i suoi studenti la accettano all’istante, amici e colleghi la supportano e si interrogano con ammirazione sulla sua esperienza.

Ma passerà poco tempo prima che Laurence si renda conto di essere in realtà diventata una creatura ai margini della società. In modo bruto e violento verrà infatti allontanata, sia metaforicamente che letteralmente, a più riprese nel corso del film, e la sua condizione le crollerà addosso inaspettatamente, di colpo: “ecce homo”, come lei stessa esplicita dopo uno dei primi segnali di scherno che le saranno rivolti, ingiustamente condannata per la sua condizione esistenziale.

Laurence sceglie di rifugiarsi dalla sua compagna, trovandosi allontanato anche dalla famiglia di provenienza. Se la madre fatica a comprenderla, tra Laurence e il padre sembra frapporsi una cortina d’incomunicabilità.

Laurence Anyways e il desiderio di una donna... - Wikipedia

Sebbene all’inizio si dimostri reticente a comprendere, Fred sceglie di sostenere Laurence nella sua scelta. Anche lei ostacolata dalla madre e dalla sorella, che non comprendono la sua scelta, decide di cullare la persona amata in questa fase così critica della sua vita.

Fred la vizia, la rallegra, le promette di essere al suo fianco nella sua rivoluzione; ma, suo malgrado, nonostante la buona volontà, non riesce a reggere la pressione del contesto. Fred cerca momenti di riflessione, si allontana a più riprese da Laurence per poi tornare, dopo aver raccolto le forze.

In uno di questi momenti, quello dell’eccentrica festa detta Cinébal, Fred si traveste per concedersi un momento di
evasione e spensieratezza. Il suo gesto assume però un valore completamente diverso da quello di Laurence: per la prima il travestimento è una parentesi di divertimento, per la seconda la trasformazione è una necessità interiore.

Già l’inizio del film anticipa l’atmosfera che caratterizzerà i minuti successivi. L’inizio, un dialogo su sfondo nero che precede il visivo, può facilmente risultare simbolico: le immagini si svelano difatti a poco a poco, così come fa Laurence nel corso del film.

Laurence Anyways – Dostoevskij e dintorni

Il regista, anche sceneggiatore, sceglie di non mettere in scena il momento in cui Laurence confessa alla compagna di voler diventare donna. Lo spettatore vede solo il prima e il dopo, senza poter assistere all’evento scatenante.

Una scelta che, per quanto azzardata possa apparire, permette di percepire le conseguenze del momento come ulteriormente inaspettate e caustiche: nessun crescendo ci porta a quell’esplosione, motivo per cui appare ancora più forte.

Terzo film del promettente giovane autore e regista canadese, Laurence Anyways è il primo in cui non recita (se si esclude un quasi impercettibile cameo nella scena del Cinébal).

Dolan, già noto per la sua abitudine a lavorare con determinati interpreti che si ripetono nei suoi film, sceglie in questo caso di collaborare con alcune delle sue “attrici feticcio”: Suzanne Clément (qua Fred), già comparsa nel film d’esordio Ja’i Tué Ma Mère e in Mommy, e Monia Chokri (Stéfanie Belair, sorella di Fred), co-protagonista assieme allo stesso Dolan in Les Amours Imaginaires.

Troviamo inoltre alcuni temi e situazioni narrative cari al regista, come il topos dell’incomunicabilità, i dialoghi urlati (qua come in J’ai Tué Ma Mère) e l’espediente del tè riconciliatorio (qua tra Fred e Laurence, in Les Amours Imaginaires tra Francis e Marie).

Non meno importanti, molti stilemi registici tipici di Dolan compaiono anche in questo lungometraggio, come il ricorso al ralenti e l’insistenza sui primi piani. Soprattutto, troviamo in Dolan la tendenza a esplicitare sensazioni e metafore: ad esempio, quando Fred è sconvolta, il regista sceglie di ritrarla imperturbabile, nel suo elegante salotto, mentre un travolgente getto d’acqua proveniente dall’alto la colpisce.

Probabilmente, proprio il suo stile ben definito e la sua vicinanza a temi della comunità LGBT+ lo rendono il regista più idoneo a narrare per immagini una vicenda del genere, creando una commistione di intimità e lirismo, fragilità e passioni viscerali che caratterizzano Laurence Anyways, rendendolo unico nel suo genere.

Eleonora Noto

Se telefonando playlist

“Lo stupore della notte spalancata sul mar

Ci sorprese che eravamo sconosciuti io e te

Se telefonando è uno dei più famosi brani di Mina, considerata una delle cantanti migliori nella storia della musica italiana, nota specialmente per la sua voce particolare e riconoscibile, con la quale ha fatto innamorare dall’inizio della sua carriera negli anni Cinquanta, milioni di persone.

Il testo di questo brano, uscito nel maggio del 1966, è stato scritto da Maurizio Costanzo e Ghigo de Chiara, mentre per l’arrangiamento e la musica si occupò il grande Ennio Morricone, ispirandosi «al suono delle sirene della polizia» come dichiarò all’uscita del brano.

Poi nel buio le tue mani d’improvviso sulle mie

È cresciuto troppo in fretta questo nostro amor

Il significato della canzone è facilmente riconoscibile e individuabile all’interno del testo; esso è concentrato su un contrasto di emozioni totalmente differenti e dall’inizio capiamo che i protagonisti di questa splendida canzone sono due giovani.

Questi si ritrovano in una meravigliosa spiaggia sotto la luce della luna probabilmente di una serata estiva.

Se telefonando (lyrics) - YouTube

I due non si conoscono bene, ma per un motivo inspiegabile razionalmente, sentono l’uno per l’altra una passione e un’intesa incontrollabili. In breve infatti vengono travolti dall’amore.

Se telefonando io potessi dirti addio

Ti chiamerei

Se io rivedendoti fossi certa che non soffri

Ti rivedrei

Se guardandoti negli occhi sapessi dirti basta

Ti guarderei

Per la donna quella che apparentemente può sembrare una storia occasionale prende la forma di un vero e proprio amore, ma di fronte ad esso lei non sa come reagire, perché quelle emozioni così forti e prorompenti non le conosce, non le ha mai provate.

Sentimenti sconosciuti si trasformano perciò in paura e questa conseguentemente spinge la giovane donna a chiudere un rapporto in realtà nemmeno iniziato.

Ed ecco che “Se telefonando io potessi dirti addio, ti chiamerei” è la frase che spiega precisamente la sua intenzione e che precede una serie di altre frasi con le quali l’ascoltatore intuisce il suo stato d’animo, cioè la paura di soffrire.

Ma non so spiegarti che il nostro amore appena nato

È già finito

Un brano commovente per svariati motivi: la sua melodia, il suo testo, la magnifica voce di Mina travolgono emotivamente l’ascoltatore.

Se telefonando fa capire di fatto quanto le prime esperienze insegnino, e facciano scoprire la propria persona, la propria interiorità, quindi ciò che realmente si ha dentro.

Bravo Lupita, 1 A Classico

Vincent van Gogh, notte stellata > Artesplorando

La carriera di Vincent Van Gogh dura poco meno di dieci anni vista la morte avvenuta in età prematura. Pochi anni si direbbe, ma assolutamente florida in quanto realizza oltre novecento opere.

Soffriva di distrubi mentali, condusse una vita sregolata ma con i suoi capolavori ha influenzato profondamente le correnti artistiche dal XX secolo in poi.

Solitario e tormentato, istintivo e sensibile, egoista e violento, ha di fatto utilizzato l’arte come veicolo delle proprie emozioni e visioni.

Attraverso un’anima inquieta e una visione distorta della realtà è riuscito a dipingere prendendo a modello la pittura realista e usando come soggetto gli umili, i lavoratori dei campi, i minatori, le nature morte, i paesaggi e gli autoritratti.

Soggetti che caratterizzano le sue opere insieme alla ricerca dei colori, in particolare del “giallo cromo” che contraddistingue molte delle sue opere  come I girasoli e La casa gialla. Elementi importanti perché capaci di trasmettere a chi guarda queste opere la sua tormentata esistenza.

Definire lo stile di Van Gogh è davvero difficile: alcuni lo definiscono impressionista, altri post-impressionista, altri ancora espressionista. In realtà il suo è uno stile unico proprio perché caratterizzato da un’energia malinconica, misteriosa e a tratti tenebrosa.

Potrebbe essere definita la pittura delle emozioni contrastanti e questo emerge dal fatto che ogni ritratto, così come ogni paesaggio, assumono caratteristiche soggettive.

Una pittura perciò originale come si può notare da Notte stellata, un olio su tela realizzato nel 1889.

È uno dei dipinti più famosi di Van Gogh e rappresenta il vivace paesaggio notturno di un paesino della Provenza, le cui finestre, illuminate da luci artificiali, con un movimento a vortice ottenuto da circolari pennellate – simbolo di inquietudini interiori – , sono collegate alla luce della natura, proveniente dalla luna e dalle stelle.

Ed ecco che da una lettera scritta al fratello emerge la concezione che l’artista aveva della notte: viva e molto più colorata del giorno, caratteristica assolutamente evidente nell’opera.

L’inquietudine è qui proporzionata alla vastità del grande cielo blu: gli spazi sono colpiti dai raggi chiari della luna, rappresentata in modo stilizzato e accesa dal giallo dorato, stessa tonalità che rende protagoniste le stelle in contrasto al blu profondo del cielo.

Esse sembrano infatti piccole boe galleggianti in un mare notturno, trasportate da onde gigantesche nel turbine marino, quello di tutti noi spettatori che, abbagliati dalla notte stellata, viviamo emozioni senza tempo.

Fresia Pietro, 2 A Classico

Same Love | Discogs

Same Love, uscito nel 2012, e’ un brano musicale di Macklemore e Ryan Lewis, artisti americani molto conosciuti.

Macklemore – pseudonimo di Benjamin Hammond Haggerty – è nato nella città più piovosa d’America, Seattle, ed è cresciuto insieme ai suoi genitori fino al periodo del liceo, quando la coppia decide di separarsi.

Dopo aver seguito un corso sulle arti liberali, frequenta un programma focalizzato sull’identità culturale e l’educazione, grazie al quale scopre qualche segreto per raggiungere più facilmente il pubblico musicale, composto prevalentemente da giovani.

Nonostante la sua non sia una famiglia di musicisti, i suoi cari hanno sempre approvato la sua scelta di diventare cantante in quanto già da bambino dimostrava un grande interesse verso la musica.

Si racconta infatti che già all’età di sei anni avrebbe cantato la sua prima canzone hip hop e di come da ragazzo amasse trascorrere i weekend in tenda con gli amici ad ascoltare radio e a fare mixtape di canzoni.

Anche Ryan Lewis nasce nello stato di Washington, dove frequenta la Ferris High School per poi diplomarsi alla Roosevelt High School di Seattle e laurearsi presso la University of Washington.

Dopo essere diventato un importante fotografo professionista inizia nell’estate del 2006 a lavorare con il rapper Macklemore, instaurando con lui una forte amicizia oltre alla collaborazione lavorativa che emergerà fortemente dal 2008, anno in cui nasce la Macklemore & Ryan Lewis.

Collaborazione musicale caratterizzata dalla produzione di diversi album e dal raggiungimento di numerosi riconoscimenti come ad esempio quattro Grammy Award, tra cui uno al miglior artista esordiente, due American Music Awards, due Billboard Music Awards e due MTV VMAS.

Tornando a Same Love, questo può considerarsi un brano dedicato al supporto dei diritti gay e della legalizzazione dei matrimoni omosessuali.

È presente difatti un riferimento al “Washington Referendum”, una riforma in merito all’approvazione o all’abrogazione della legge del Febbraio 2012 che legalizzò i matrimoni omosessuali nello stato di Washington.

Il testo in sé parla di uguaglianza dell’amore tra tutte le persone, di qualunque sesso esse siano. Nel video musicale analogo viene narrata infatti la storia di un ragazzo e delle difficoltà che deve affrontare quotidianamente insieme al suo compagno.

Con questo componimento gli artisti erano indubbiamente intenzionati a diffondere un messaggio di rivoluzione dell’hip hop su questo tema, il quale tra l’altro emerge dalla copertina del singolo, in cui sono ritratti lo zio di Macklemore con il suo compagno.

In conclusione possiamo affermare che oltre a toccare un tema delicato, accompagnato da una melodia orecchiabile e molto efficace nella sua leggerezza, questa canzone può divenire fonte di ispirazione per la sensibilizzazione di questa tematica, ancora oggi in alcuni paesi discriminata e accantonata.

Cresta Elisabetta, Maraucci Giada, Dedej Giorgia, 2 A Classico

CHIARA FERRAGNI ACCUSATA DI PLAGIO • MVC Magazine

Chiara Ferragni… ormai il suo nome è conosciuto da anni, e si direbbe per svariati motivi: lo si conosce per il suo brand, per il suo lavoro, per The blonde salad, ma soprattutto perché è ad oggi uno dei pilastri della moda internazionale.

Possiamo dire infatti che è stata, ed è attualmente una delle primissime influencers a livello mondiale, proprio perché ha avuto l’intuito, se così vogliamo definirlo, di capire che la società era in piena fase di trasformazione e che il digitale sarebbe diventato il nuovo mondo reale.

Un contesto che l’ha spinta ad aprire il suo profilo instagram nel gennaio 2012 e che ad oggi conta ben 22.5 milioni di followers.

Chiara è difatti dotata di un carisma e di una semplicità che la rendono unica nel suo genere e che l’hanno fatta apparire per quella che tutti noi conosciamo: semplicemente se stessa, che è anche il segreto per piacere o meno alla gente.

Non c’e bisogno di spiegare come sia divenuta l’imprenditrice digitale più influente al mondo, ma sappiamo benissimo che in qualsiasi cosa faccia ci mette il cuore e la passione, mezzi fondamentali per riuscire a raggiungere i propri obiettivi.

A dimostrazione della grandezza mediatica di cui è dotata è ad esempio il record di incassi raggiunto dal docu-film Chiara Ferragni-Unposted uscito nelle sale cinematografiche nel 2019, in cui emerge una biografia completa dell’influencer, accompagnata da molti video realizzati dalla madre Marina di Guardo, i quali racchiudono gli anni della gioventù della figlia e i momenti più intimi e famigliari.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio come nasce Chiara Ferragni…

Nell’ottobre 2009 apre un blog dedicato alla moda e intitolato The Blonde Salad, in collaborazione con l’ex fidanzato Riccardo Pozzoli, inizialmente geloso per le conseguenti foto pubblicate sul web.

Nonostante ciò però il progetto viene avviato, e addirittura il fidanzato sarà il primo grande sostenitore di Chiara, il quale si dedicherà a fotografarla in prima persona spronandola a dedicarsi al fashion blog.

Così, con un investimento iniziale di circa 500 euro, necessari per l’acquisto di una macchina fotografica e del dominio Internet, il blog inizia a mietere successi, complice anche l’aspetto fisico della Ferragni, tipica ragazza acqua e sapone.

All’inizio nel suo blog la giovane studentessa lombarda racconta la sua vita che si divide tra Milano, dove studia e vive durante la settimana, e Cremona, dove torna ogni week-end per stare insieme alla famiglia, protagonista anch’essa nella vita mostrata sui social.

Successivamente, con il passare del tempo, Chiara si concentra soprattutto sui suoi outfit, sui vestiti che compra e sui consigli di moda che dispensa a lettori e lettrici.

Nel 2013 arriva anche il momento di un e-book dal titolo The Blonde Salad, al quale seguirà l’anno successivo un fatturato di circa 8 milioni di dollari, che diventeranno più di 10 nel 2015.

Anno in cui, tra l’altro, Chiara Ferragni è oggetto di studio da parte della Harvard Business School dimostrando così di aver capito prima di altri che il cambiamento economico/sociale si stava sviluppando.

Conosciuto in tutto il mondo, The Blonde Salad oggi non è solo un semplice blog sulla moda, ma è anche un punto di riferimento nel settore del fashion: un mix di stile e ispirazione, che ha portato la blogger da un lato a collaborare con le più note e prestigiose luxury & fashion brand, dall’altro ad affermarsi come opinion maker e modella sulle riviste internazionali.

Tanto che la fashion community l’ha definita “una delle figure più influenti dell’intero panorama della moda”, nomina confermata se si pensa al fatto che la Ferragni negli ultimi anni è diventata anche una stilista di successo disegnando e firmando diverse collezioni, e allo stesso tempo testimonial per importanti case di moda come ad esempio Lancôme.

Caratteristica non da poco quest’ultima perché il suo volto è capace di avvicinare un grande numero di acquirenti ai vari brand da lei pubblicizzati.

Insomma un’imprenditrice, una mamma e una donna di successo, ma soprattutto dalle mille risorse!

Semplicemente… il fenomeno Ferragni!

Calzia Gabriele, Fassio Ilaria, Gagliardi Marttina, 2 A Classico


Malala Yousafzai. Io sono Malala | arte.go.shop

Nella sua autobiografia, Io sono Malala (Garzanti, 2018, corrispondente Christina Lomb), l’attivista pakistana Malala Yousafzai, racconta i primi anni della sua adolescenza vissuta in Pakistan, prima del trasferimento a Londra.

Protagonista è un’adolescente che desidera una vita normale, un sogno calpestato dai conflitti imposti nella Valle di Sevat, luogo in cui abita. Conflitti mai sventrati da parte di una politica incapace di intervenire.

Emerge quindi la vita di una giovane donna che, solo per il fatto di essere tale, viene privata dei diritti fondamentali come quello di istruzione e di libertà.

Una situazione ancor più grave, ma allo stesso tempo necessaria al cambiamento, si presenta però quando Malala viene colpita da un proiettile.

Occasione quest’ultima che le permette di raggiungere con un’ambulanza aerea la città di Londra dove viene curata e salvata.

Ma anche l’occasione che le permette di inviare il suo diario, scritto all’età di undici anni, alla BBC e portare alla luce internazionale una problematica così importante come quella della violenza in Pakistan e di tutte le conseguenze ad essa associate.

Il libro è infatti ricco di informazioni sia di ambito storico-geografico, vista la minuziosa descrizione dei crimini di guerra, dell’esistenza di società segrete e di derivate cospirazioni, sia di ambito sociale, in quanto emerge la visione di una giovane donna piena di sogni in un contesto ingiusto come quello in cui ha vissuto, e in cui donne come lei ancora oggi vivono.

Il fatto che sia un’autobiografia passa inevitabilmente per i pensieri e i sentimenti di Malala, così come ripercorre la sua vita accanto alla sua famiglia, elemento questo corredato di fotografie scattate dalla stessa autrice ai genitori e al fratellino.

Sicuramente la giovane grande donna, protagonista e autrice allo stesso tempo, ha dimostrato un grande coraggio, tanto da essersi avvalsa del Premio Nobel per la pace nel 2014.

Ne viene fuori un libro capace di non stancare mai, non solo per il carattere giovanile che emerge da una scrittura scorrevole e lineare, ma anche per il messaggio lanciato soprattutto alle nuove generazioni: quello di apprezzare le piccole cose, apparentemente scontate, ma così sognate dalla maggior parte del mondo!

Abate Sonia, 1 B Classico

TROY in televisione: recensione del film con Brad Pitt | MaSeDomani

Troy, diretto da Wolfgang Petersen, è un film epico/drammatico uscito nelle sale cinematografiche il 9 maggio 2004.

Un film ambientato in un’epoca antica, leggendaria e affascinante e che per questo ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica confermato dai molti premi vinti tra cui il premio Oscar ai migliori costumi e l’MTV MOVIE AWARD al miglior combattimento e alla migliore performance (2005) per citarne alcuni.

L’opera di Omero, l‘Iliade, narra gli ultimi cinquantuno giorni della decennale Guerra di Troia, ed è da questa che David Benioff, sceneggiatore del film, si ispira per la realizzazione di Troy.

Il film narra infatti la famosa guerra svolta tra i Greci e i Troiani causata, secondo la mitologia omerica, dal rapimento di Elena da parte di Paride.

Il protagonista Achille, interpretato dal pluripremiato Brad Pitt, è l‘incarnazione della perfezione come dimostrano le caratteristiche che lo rendono così esemplare: bello, possente, audace e valoroso.

Ad emergere le due personalità contrastanti dei due fratelli: Ettore e Paride.

Troy - Film (2004)

Simbolo di forza e di coraggio il primo (Eric Bana), emblema di codardia il secondo (Orlando Bloom), come dimostra la sua fuga da Menelao, che nel poema di Omero spinge la dea Afrodite ad intervenire e a nasconderlo sulla torre di Troia.

Questo però non avviene nel film di Benioff il quale, volutamente, ha eliminato dalla trama l’elemento soprannaturale.

Manca infatti nel film la presenza di divinità, così come non è presente la morte epica di Achille: essa non avviene colpendo il tallone, ma la sua uccisione è totalmente “umana”.

Troy: recensione di una grande occasione persa - Cinematographe.it

Attraverso inquadrature di calibro elevato e ricche di effetti speciali Troy è riuscito nel suo intento, offrendosi come un vero e proprio capolavoro cinematografico.

Un film da riguardare perché coinvolgente e capace di suscitare emozioni, soprattutto nelle scene salienti ed iconiche, ma soprattutto un film riuscito nel tentativo di comunicare l’epica in modo originale ad un pubblico moderno.

Casano Giovanni Maria, 1 B Classico

Attack on Titan (TV Series 2013– ) - IMDb

Attack on Titan è un anime tratto dall’omonimo manga scritto da Hajime Isayama, manga Ka giapponese.

Esso è diviso in quattro stagioni, di cui l’ultima ancora in corso, ed è un genere shōnen, animato dal wit studio.

Dalla prima edizione, risalente al 2012, Attack on Titan ha ottenuto un successo strepitoso e attualmente è uno tra i manga e gli anime più popolari e apprezzati al mondo.

Il protagonista è Eren Jeager, uno dei tanti bambini a cui viene stravolta la vita a causa dello sfondamento, da parte del gigante diverso Il Colossale, di una delle tre cinte di mura che proteggono l’umanità.

La morte dei suoi genitori causata da questo attacco spinge Eren a fuggire assieme ad altri bambini grazie a un soldato, circostanza che permette al protagonista di coronare un grande sogno: arruolarsi nel Corpo di Ricerca.

Quest’ultimo è difatti l’unico a poter uscire dalle due mura rimaste e opporsi al dominio dei giganti. Ma le cose sembrano cambiare a suo sfavore quando i giganti diversi sfondano la loro unica protezione.

Come guardare Attack on Titan online: live streaming le ultime stagioni in  tutto il mondo - I giochi, i film, la tv che ami

Ormai cresciuti, Eren e i suoi compagni saranno in grado di cambiare il destino dell’umanità?

Ciò che appare certo dal racconto sono il mutamento della vicenda, i tradimenti, le lotte, ma anche le perdite, le quali suscitano nel pubblico un coinvolgimento non da poco.

Elemento quest’ultimo importante perché conferma il meritato successo di Isayama nella creazione di personaggi dotati di un proprio carattere.

La personalità di Eren ad esempio viene fuori per l’impulsività e la spensieratezza, ma anche per una psicologia complessa ed intrecciata; differenti sono invece gli amici del protagonista, Armin Arlert, poco abile in combattimento, ma con un’astuzia fuori dal comune, e Mikasa, abile combattente e amica protettiva nei confronti dei suoi cari.

Personaggi di spicco quindi emergono in un lavoro di grande riuscita!

Santomauro Giulia, 1B Classico