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Oscar alla carriera a Federico Fellini

Sta per tenersi la 91esima edizione di uno degli eventi più importanti riguardanti la cinematografia: l’Academy Award, o conosciuto comunemente come Premio Oscar.

E con esso comincerà la solita odissea di polemiche sui vincitori e sui non vincitori, di apprezzamenti, di gossip (perché l’Oscar è anche questo!), per non parlare della sfilza di opinioni in merito agli abiti indossati, al portamento adottato, alle gaffe fatte, eccetera eccetera.

Ebbene sì cari lettori, l’Oscar è scalpore e diciamoci la verità: è corsa competitiva alla statuetta tanto ambita!

Ma veniamo a noi perché l’Artefatto non vuole parlare di questo, per quanto susciti la curiosità dei più, ma vuole concentrare la sua attenzione sulla vittoria degli Oscar nella storia del cinema italiano. Questo è infatti dotato di eccellenze nel vero senso della parola non solo in campo attoriale e registico dove primeggia, ma anche dal punto di vista dei costumi e della musica.

Questo lo garantisce la sfilza di premi vinti partendo già dalle prime edizioni. Possiamo citarne alcuni, quelli forse rimasti maggiormente nella memoria collettiva o comunque in quella degli intenditori di cinema.

Miglior film straniero, Miglior attore protagonista e Migliore colonna sonora

Primeggiano senza dubbio i due grandi maestri del cinema nostrano Vittorio De Sica e Federico Fellini, vincitori entrambi di quattro premi Oscar come Miglior film stranieri con veri e propri capolavori: Sciuscià (1947), Ladri di biciclette (1950), Ieri, oggi e domani (1965) e I giardini dei Finzi-Cortini (1972) per De Sica, e La strada (1957), Le notti di Cabiria (1958), 8½ (1964) e Amarcord (1975) per Fellini.

La sua reazione alla chiamata della grande Sophia Loren, che peraltro la stessa sera vinse l’Oscar alla carriera, se la ricorda chiunque nel mondo. Mi riferisco a Roberto Benigni, che arrampicandosi sulle poltrone e contagiando il pubblico di felicità, vinse con La Vita è bella l’Academy Award come Miglior film straniero e Miglior attore protagonista (1999), senza tralasciare ovviamente le altre nomination (Miglior regia, Migliore sceneggiatura originale, Miglior montaggio). A riguardo fondamentale è stata la vittoria dell’Oscar come Miglior colonna sonora del grande Nicola Piovani.

Roberto Benigni vince due Oscar per “La vita è bella”

Rimanendo in tema musicale non può non essere citato il grande Ennio Morricone, vincitore dell’ambita statuetta per la Miglior colonna sonora (2016) del film The Hateful Eight diretto da Quentin Tarantino.

Ennio Morricone vince l’Oscar per la miglior colonna sonora di “The Hateful Eight”

Motivo di vanto tutto nazionale sono poi le statuette d’oro vinte da Giuseppe Tornatore con Nuovo Cinema Paradiso (1990, Miglior film straniero), Gabriele Salvatores con Mediterraneo (1992, Miglior film straniero) e infine Paolo Sorrentino con La grande bellezza (2014, Miglior film straniero).

Paolo Sorrentino e Toni Servillo alla premiazione per “La grande bellezza”

Migliori effetti speciali

A volte, quando si pensa alla categoria “effetti speciali” va alla mente il cinema americano. In realtà anche il nostro eccelle nella seguente materia e lo dimostra la vittoria di Carlo Rambaldi per i Migliori effetti speciali con i film King Kong (1976, John Guillermin), Alien (1979, Ridley Scott) e E.T. L’extraterrestre (1983, Steven Spielberg).

Carlo Rambaldi vince l’Oscar per “King Kong”

Migliori costumi

Passiamo al reparto costumi, categoria primeggiante in Italia. Indimenticabili sono i capolavori costumistici di Milena Canonero in Maria Antonietta (2006, Sofia Coppola) per citare una delle sue quattro vittorie nella stessa categoria. E poi chi non ha presente il lungo abito nero indossato dalla splendida Anyta Ekberg nella Dolce Vita di Federico Fellini? Ecco, il costumista vincitore per i Migliori Costumi di questo capolavoro cinematografico è Piero Gherardi (1962). Stessa statuetta vinta per 8½ (1964).

Costumi di Milena Canonero in”Maria Antonietta”
Costumi di Piero Gherardi in “La Dolce Vita”

Sono solo alcune delle quarantadue vittorie che ci hanno e ci rendono tuttora orgogliosi della nostra “settima arte”, del nostro voler e saper fare il Cinema. Esagerato è quindi definirla “finita” e “sottomessa” al cinema straniero, e prevalentemente a quello americano, che in vari casi, diciamoci la verità,  ha dimostrato troppa artificialità e poca verità dal punto di vista emozionale.

Maria Pettinato

Author: Maria Pettinato

Maria Pettinato, Laureata con Lode in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo e in Scienze dello spettacolo presso l'Università degli Studi di Genova (Facoltà di Lettere e filosofia). Nel 2013 pubblica il libro “Potere e libertà. Briganti nella Calabria post-unitaria (1861-1865)”. Si dedica quindi ad alcune esperienze in campo giornalistico ed editoriale, e nel 2019 decide di avviare L’Artefatto, un progetto culturale, al tempo stesso dinamico e critico.