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Genova è senza dubbio uno dei miei luoghi del cuore, non solo perché quando penso a lei mi tornano alla mente gli anni dell’università, quelli spensierati, ricchi di progetti e di ambizioni, ma anche perché è per eccellenza, e da sempre, la città della forza, della cultura e dei sogni.

Sogni perché è proprio dal suo porto che migliaia e migliaia di persone si sono imbarcate per le terre della fortuna, credendo e affidandosi al destino. Forza nel vero senso della parola! Da sempre i genovesi dimostrano unione e determinazione affidandosi al gruppo, ad una sorta di patriottismo direi, un forte legame alla propria città come i fatti recenti hanno ben dimostrato.

E poi c’è la cultura, presente non solo nella storia attoriale e musicale di Zena, ma anche semplicemente nel modo di fare tipicamente genovese, apparentemente scontroso e indispettito, e allo stesso tempo artistico e unico, accogliente nel suo modo che è suo e basta, vivo ed elegante.

Un mix di culture secolari, un grande bagaglio conoscitivo e l’orgoglio di appartenenza sono riassumibili nelle piccole cose, dalla focacceria dietro l’angolo ai vicoli multietnici che riportano alla mente i brani di Fabrizio De Andrè, dalla zona universitaria di Via Balbi in cui sembra quasi che il tempo si sia fermato ai musei curati e studiati nel dettaglio perché il loro compito è quello di valorizzare l’identità genovese.

Uno di questi è il Galata, Museo del Mare, suddiviso in cinque piani (comprendendo il piano terra), ognuno dei quali dotato di una propria essenza e coerenza storica, ma con un tema centrale che crea autenticità: la cultura marittima genovese.

Si passa dall’esposizione di importanti documenti e dipinti, tra cui i ritratti di figure importanti per la storia marittima e non solo di Genova, come Cristoforo Colombo e Andrea Doria, alla ricostruzione della vita a bordo di una galea per citare una piccolissima parte di ciò che offre il Galata.

Ma la parte che forse più di tutte trasmette unicità ed emozioni così forti da lasciare il visitatore a bocca aperta per lo studio e la ricerca inerenti al contesto offerto, è situata al terzo piano e riguarda la storia delle emigrazioni italiane e delle nuove immigrazioni.

La vita dell’emigrante diventa quella del visitatore che mediante un passaporto e un biglietto di imbarco diventa uno di loro celandosi nei suoi panni, entrando nella sua storia di persona e nella sua avventura transoceanica, drammatica sotto tanti aspetti e per questo a volte, come dimostrato dalle documentazioni epistolari, cancellata, almeno apparentemente.

La dogana, le camerate che dividevano le donne dagli uomini, la scarsa alimentazione, le malattie che a volte si diffondevano e che ponevano fine alla speranza di giungere a destinazione, l’arrivo tanto atteso e spesso il ritorno per mancanza di requisiti, vengono alla luce mediante testimonianze fotografiche, lettere, video e ricostruzioni dell’ambiente in sé.

Un tempo che sembrava non finire mai all’interno del piroscafo che avrebbe cambiato la vita di queste persone, ma anche di coloro che rimanevano a casa attendendo e pregando l’arrivo e il cambiamento.

E tu visitatore, nella tua grandezza di uomo, ma a volte nella tua piccolezza perché immerso nell’indifferenza che caratterizza ahimè questo secolo, ti senti indifeso di fronte a ciò che è stato e a ciò che è di nuovo e lo capisci non appena giungi in una delle ultime sale del museo, dalla quale è riconoscibile il barcone dei telegiornali, delle fotografie, ma questa volta è vuoto e proveniente direttamente da Lampedusa per far sì che questa nuova parentesi storica non venga dimenticata.

Comprendi, vivendolo, il viaggio della speranza che ci ha caratterizzato e ci caratterizza come nazione da secoli. E giungi poi, più ricco culturalmente, ma diciamo anche più consapevole della tua storia, nella terrazza panoramica, situata all’ultimo piano, ed è qui che respiri il mare e la bellezza di Genova in tutta la sua maestosità.

Maria Pettinato

Author: Maria Pettinato

Maria Pettinato, Laureata con Lode in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo e in Scienze dello spettacolo presso l'Università degli Studi di Genova (Facoltà di Lettere e filosofia). Nel 2013 pubblica il libro “Potere e libertà. Briganti nella Calabria post-unitaria (1861-1865)”. Si dedica quindi ad alcune esperienze in campo giornalistico ed editoriale, e nel 2019 decide di avviare L’Artefatto, un progetto culturale, al tempo stesso dinamico e critico.