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Chiunque è stato in Africa, principalmente sul versante Indiano, può capire a cosa mi riferisco quando dico che è il continente dei mille colori e dei mille profumi, del sorriso e della bontà. È interessante notare come la sua cultura, ben intrisa nel modo di esprimersi dei suoi popoli, sia un misto di usi e costumi differenti.

Una di queste è senza dubbio la cultura dei Masai, etnia collocata sulle alture della Tanzania e del Kenya, ma allo stesso tempo transumante, cioè emigrante per vari motivi che possono essere la ricerca di cibo e acqua, ma anche, come accade recentemente, la ricerca di lavoro a contatto con i turisti, come succede ad esempio nell’isola di Zanzibar dove ho avuto la possibilità di entrarci a contatto e comprendere le loro usanze.

Una di queste è senza dubbio il ballo. Si sa infatti che l’Africa è musica, è movimento e quando pensiamo a lei spesso la mente ci porta a immaginarci gruppi di africani muoversi su ritmi dinamici come se fosse qualcosa di assolutamente naturale.

Non sempre però i loro balletti sono legati alla musica strumentale e non sempre seguono i canoni che noi immaginiamo quando pensiamo a loro. Mi riferisco ai balletti Masai che lasciano senza fiato lo spettatore regalandogli una sensazione di stupore e meraviglia per la loro capacità di utilizzare il corpo e la voce creando coreografie di gruppo eccezionali, diverse tra loro in base al significato ad essi associato.

Uno di questi è l’Ormunjololo, un ballo di benvenuto solitamente offerto ai forestieri. È caratterizzato da movimenti sciolti, leggeri e salti molto alti in posizione retta svolti a turno su una base ritmica creata da un gioco di voce, gola e respiro da parte dei componenti del gruppo, tutti di sesso maschile.

I Masai si autodefiniscono un popolo guerriero tanto che ogni maschio della tribù è cresciuto sui valori della fedeltà, della difesa e dell’unione fraterna. Appena si raggiunge l’età giusta, solitamente i diciotto anni, i maschi vengono mandati a cacciare e in questa prima occasione devono manifestare ai capi la loro virilità.

La caccia ha dunque un valore rilevante per loro e questo si materializza nell’Emburkoi, un balletto svolto dagli uomini in gruppo al ritorno dall’avventura di cattura e anche in questo caso la musica è voce, gola e respiro che insieme formano un ritmo che ricorda il “verso della savana”, in quanto va a ricostruire la voce degli animali che la abitano.

Per quanto riguarda le donne, il ballo che le caratterizza è l’Engonjira, il cui significato è molto profondo ed è quello dell’amore. Ballano in qualsiasi momento della giornata utilizzando come musica la voce ed esprimendo eleganza e femminilità attraverso movimenti graziosi e mai volgari.

Le emozioni che loro regalano a chi li vive sono straordinarie. Sono allegria, serenità, pace. E non le trasmettono solo con i loro balli, ma anche attraverso la loro bontà e la loro voglia di vivere.

Maria Pettinato

Grazie Zanzibar, grazie Amici Masai, ma soprattutto grazie a te Benjamin e alle tue informazioni.

Author: Maria Pettinato

Maria Pettinato, Laureata con Lode in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo e in Scienze dello spettacolo presso l'Università degli Studi di Genova (Facoltà di Lettere e filosofia). Nel 2013 pubblica il libro “Potere e libertà. Briganti nella Calabria post-unitaria (1861-1865)”. Si dedica quindi ad alcune esperienze in campo giornalistico ed editoriale, e nel 2019 decide di avviare L’Artefatto, un progetto culturale, al tempo stesso dinamico e critico.