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Cari Artefattini, oggi voglio parlarvi di uno spettacolo andato in scena il 22 febbraio nell’accogliente cornice de Lo Spazio Vuoto di Imperia: Le Difettose, monologo tratto dall’omonimo romanzo di Eleonora Mazzoni, diretto da Serena Sinigaglia e interpretato direi egregiamente dalla bravissima Emanuela Grimalda, per la prima volta in un teatro imperiese.

Lo spettatore è accolto da una scenografia per lo più assente, semplicemente neutra, nera, se non per una sedia posta al centro della scena e un’oggettistica composta da un cappello, un paio di occhiali, una borsa, due ferri per lavorare a maglia e un libro dal quale emerge la filosofia di Seneca, fondamentale nello svolgimento della trama. Tutto è perciò essenziale, forse anche un po’ drammatico perché è da questa basilarità che emerge Carla, ricercatrice universitaria appena quarantenne, e il suo desiderio, o meglio la sua ossessione, di diventare madre.

Un tormento interiore legato al suo percorso di fecondazione assistita avviato per ben sei volte e dal rapporto con gli altri personaggi, presenti chi per un motivo, chi per un altro nella vita di Carla, e tutti dotati di accenti e caratteristiche diverse: un‘infermiera siciliana scocciata; una nonna materna, dolce e leggera, interpretata con accento emiliano; un compagno romano, Marco, stanco di vedere Carla depressa ed esasperata e per questo intenzionato a lasciarla; la dottoressa Tini, priva di sensibilità e fredda nei confronti delle problematiche emotive che emergono nelle donne alla ricerca di un figlio che non arriva; l’amica toscana Katia, felice a Bruxelles perché riuscita a ottenere il risultato sperato con la fecondazione assieme alla sua fidanzata; il “maestro brasiliano” Thiago che con metodi purificanti dice di poter risolvere la sterilità della protagonista, e infine la mamma emiliana in perenne sfida con la figlia alla quale non ha mai detto “ti voglio bene” e che lo fa ora, forse perché i rimpianti cominciano a farsi sentire, forse perché il tempo aiuta a crescere, chi lo sa, ma comunque importante perché sono proprio quelle tre semplici parole a salvare Carla dallo sconforto e a darle la grinta per rinascere.

Alternanze frequenti e repentine dei personaggi, tutti associabili alla Grimalda, vengono perciò gestite al meglio da una regia, come quella della Sinigaglia, che è capace di evocare, di far riflettere, di lasciare qualcosa, e da una capacità attoriale ironica, vivace, divertente, ma allo stesso tempo tragica perché abile nel presentare temi forti come l’incapacità di procreare, che crea nella donna sentimenti di disprezzo e di giudizio nei propri confronti, e l’annullamento di se stesse per qualcuno che in realtà non esiste se non nella speranza e nell’immaginazione. Perché è proprio questa “inadeguatezza” che La fa sentire diversa, e quindi inesistente, appunto “difettosa”.

Eccezionale può definirsi la destrezza nel trasformare un romanzo attuale e importante come quello della Mazzoni in una pièce teatrale piacevole e coinvolgente.

Concludo complimentandomi con Lo Spazio Vuoto, luogo accogliente e “teatrale” nel vero senso del termine vista la sua capacità di creare un rapporto unico tra attore e spettatore.

Maria Pettinato

Author: Maria Pettinato

Maria Pettinato, Laureata con Lode in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo e in Scienze dello spettacolo presso l'Università degli Studi di Genova (Facoltà di Lettere e filosofia). Nel 2013 pubblica il libro “Potere e libertà. Briganti nella Calabria post-unitaria (1861-1865)”. Si dedica quindi ad alcune esperienze in campo giornalistico ed editoriale, e nel 2019 decide di avviare L’Artefatto, un progetto culturale, al tempo stesso dinamico e critico.